Secondo gli esperti questa condizione può essere il preludio di un deciso movimento direzionale, che di solito viene innescato da un evento particolarmente atteso dagli investitori e dalla comunità finanziaria.
La spinosa questione riguardante il debito pubblico statunitense viene indicata da molti come un possibile elemento detonatore: difatti, persino voci autorevoli del panorama economico-finanziario internazionale non nascondono il loro timore per gli effetti che un default degli Stati Uniti provocherebbe sui mercati globali.
È chiaro che un avvenimento di questa portata sarebbe devastante non solo per gli investitori ma anche per l'economia reale, senza considerare il pericoloso e irreversibile effetto domino su scala mondiale; tuttavia è bene ricordare che le probabilità di concretizzazione di un siffatto scenario sono minime e che non è la prima volta che il Congresso si trova a dover decidere sull'innalzamento del tetto del debito federale.
Janet Yellen avverte sui pericoli di uno stallo sulla questione debito pubblico
A tal proposito risulta molto interessante l'analisi elaborata in un recente approfondimento da mercati24, hub di formazione e di divulgazione in ambito finanziario: gli esperti del portale rammentano infatti come nel suo breve mandato in qualità di Segretario del Tesoro Janet Yellen si trova già per la seconda volta a perorare la causa dello sforamento del debito.
Nella parte finale del 2021 l'ex presidente della Federal Reserve avvertiva dei rischi a cui si esponeva il paese, non intervenendo con rapidità al fine di scongiurare un default tecnico.
L'emergenza in quell'occasione rientrò in extremis e oggi come allora la Yellen chiede di adottare le stesse misure, non procrastinando però la decisione, poiché il debole quadro macroeconomico sullo sfondo della congiuntura potrebbe ulteriormente deteriorarsi facendo precipitare gli eventi.
Ci si attende quindi a stretto giro un innalzamento del limite del debito attualmente fissato a 31400 miliardi di dollari che corrispondono al 120% del GDP.
Sforamento del debito: il precedente sotto la Presidenza Obama
Come spiegano gli esperti di mercati24, la storia recente degli Stati Uniti è costellata da diversi precedenti: durante la presidenza Obama, ad esempio, l'accordo sullo sforamento fu trovato a soli due giorni dalla data in cui il Governo federale non avrebbe più potuto onorare gli impegni assunti.
Prima di raggiungere un'intesa, però, non si riuscì ad evitare lo shutdown dell'amministrazione pubblica -sospensione degli stipendi e delle attività del settore-, con tutte le ripercussioni di non poco conto sui mercati e sull'economia reale.
Chi ha una certa esperienza nel campo degli investimenti ricorderà di sicuro il declassamento del rating degli Stati Uniti ad opera di S&P: il giudizio sulla solvibilità del paese cambiò da AAA ad AA+ per la prima volta dalla nascita della confederazione, scatenando il panico sia sui titoli obbligazionari sia sui titoli azionari; si pose rimedio ad un danno, che sembrava irreparabile, solo con un taglio deciso della spesa pubblica e un passo indietro sull'approvazione di nuove tasse -in vigore dall'anno seguente- per il ceto sociale medio-alto.
Gli effetti di un eventuale shutdown in un contesto iperinflattivo
Il default del debito USA dunque sarebbe un evento catastrofico, ma con probabilità di verificarsi quasi nulle; tuttavia, come già anticipato, anche spingersi troppo vicino ad un punto di non ritorno nella risoluzione del problema avrebbe notevoli implicazioni.
Lo shutdown è sicuramente fra queste: sulla questione però, alla luce dell'attuale congiuntura, è bene vagliare tesi contrastanti; di particolare interesse da questo punto di vista è un estratto dell'approfondimento di mercati24 in cui viene riportata la posizione, per certi versi controintuitiva, di alcuni analisti finanziari.
Secondo tali esperti Il blocco degli stipendi della pubblica amministrazione potrebbe inasprire la contrazione dei consumi, alimentando il processo di disinflazione dell'economia statunitense, indotto con la stretta monetaria.
Trading e investimenti: come affrontare le fasi di incertezza
Dalla prospettiva dell'investitore, ovviamente, l'aspetto cruciale di tutta la vicenda coincide con il superamento della fase di incertezza, senza arrecare danni alle finanze personali: per rispondere a questa esigenza la redazione di mercati24 ha stilato una serie di tutorial liberamente fruibili sul portale istituzionale.
È bene evidenziare come una allocazione di portafoglio costruita sulla scorta di una diversificazione, che tiene conto del profilo di rischio e dell'orizzonte temporale del risparmiatore, abbia i giusti requisiti per affrontare diversi contesti di mercato, tuttavia chi si trova a dover impostare oggi una strategia operativa può attuare alcuni accorgimenti, che contribuiscono a sfumare il fattore timing.
Per costruire le posizioni da detenere in portafoglio sulle classi di investimento caratterizzate da maggior volatilità, è opportuno suddividere l'importo da destinare all'immobilizzazione in più tranches e acquistare i vari sottostanti a distanza di tempo, così da abbassare i prezzi medi di carico nel caso si concretizzassero situazioni di risk off.
Un'altra opzione, praticabile però solo da profili avanzati, consiste nello strutturare operazioni di hedging a protezione della componente di rischio del portafoglio, servendosi di tool che implementano il leverage e lo short selling.