Come previsto, la popolare applicazione TikTok è stata bandita negli Stati Uniti, a causa delle sue origini cinesi. La Camera dei Rappresentanti ha concesso a Bytedance, la società proprietaria dell'app e del suo algoritmo, 165 giorni per venderla a un'entità americana, pena l'esclusione dal mercato americano e, presumibilmente, anche da quello occidentale, dato l'influenza della presidenza Biden sul Congresso europeo.
Il CEO di TikTok, Shou Zi Chew, ha invocato il Primo Emendamento e ha espresso preoccupazione per la limitazione della libertà di espressione nei media americani, un paradosso considerando che tutti i social network occidentali sono banditi in Cina. Questo provvedimento potrebbe generare ulteriori ripercussioni, sia da parte della Cina, sia sulle borse internazionali.
Se aziende come Tesla e Apple, che operano nel mercato cinese, dovessero subire un contraccolpo economico in seguito a una possibile risposta di Pechino, i rivali di TikTok, come Snapchat e Instagram Reels, potrebbero beneficiarne. Il sistema di promozione dei social media utilizza una strategia di triangolazione: per monetizzare su Twitch, ad esempio, bisogna attrarre utenti da YouTube e promuovere i video su Instagram e TikTok.
La decisione di bandire TikTok potrebbe non sorprendere né preoccupare eccessivamente il governo cinese, dato che in Cina esistono già restrizioni simili. Chi vive in Cina, sa benissimo come aggirare il cosiddetto Great Firewall, ovvero il sistema che impedisce di accedere a siti e app dell'occidente, attraverso l'uso di VPN.
Gli Stati Uniti vogliono impedire al governo cinese di raccogliere dati sui cittadini americani che potrebbero essere utilizzati per alimentare le proprie applicazioni di intelligenza artificiale, anche a fini militari. Tutto ciò potrebbe rivelarsi un boomerang per gli Stati Uniti. È ironico che un recente comunicato della CIA abbia rivelato che i funzionari del governo cinese intendono "lasciare che gli Stati Uniti si autodistruggano".
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(Redazione)