TFR, spunta l'ipotesi del 25% in un fondo pensione dal 2025: ecco cosa cambia e la possibile rendita

Benna Cicala Benna Cicala - 27/09/2024 08:19

TFR, spunta l'ipotesi del 25% in un fondo pensione dal 2025: ecco cosa cambia e la possibile rendita

Cresce di anno in anno l’attenzione verso il risparmio previdenziale. Non solo i lavoratori sottoscrivono sempre più fondi pensione ma pare che il governo italiano stia lavorando ad una nuova proposta di legge che renderebbe obbligatorio il trasferimento di una parte del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dei dipendenti verso i fondi pensione.

Tale proposta potrebbe già scattare nella prossima manovra finanziaria e dunque potrebbe trovare spazio nella Legge di Bilancio 2025.

Già nei giorni scorsi il ministro per il Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha confermato alcune voci sul trasferimento del Trattamento di fine rapporto, ai fondi pensione. 

Non si tratta di una rivoluzione vera e propria ma secondo gli esponenti del governo sarà un provvedimento per accrescere il reddito dei futuri pensionati italiani.

Scopriamo allora cosa cambia e quali sono le possibili rendite derivanti da tale trasferimento. Prima però vi lasciamo al video YouTube di Leonardo Pinna sul funzionamento dei Fondi pensione.

Tfr, probabile in trasferimento del 25% in un fondo pensione: ecco cosa cambia 

La nuova ipotesi messa in campo dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon che prevede di versare obbligatoriamente il 25% del Trattamento di fine rapporto nei fondi pensione per aumentare l'assegno futuro sta animando il dibattito politico sulle pensioni.

Possibili, nella prossima manovra finanziari anche gli incentivi in favore di chi, pur avendo compiuto 67 anni volesse continuare a lavorare. 

Si sta prendendo in considerazione anche l’introduzione di un nuovo semestre di silenzio-assenso, già sperimentato con il governo Berlusconi nel lontano 2006.

In questo caso, i lavoratori avrebbero sei mesi di tempo per decidere se aderire a un fondo pensione e nel caso trasferirvi il Tfr. 

Qualora però non arrivasse alcuna comunicazione ufficiale, il trasferimento del Tfr sarebbe automatico verso i fondi pensione della categoria di appartenenza o, quello con il maggiore numero di iscritti. 

Qualora non ci fosse alcun accordo il Tfr sarebbe trasferito verso il Fondinps, il fondo pensione dell’Inps.

Ma certamente la misura che sta facendo più discutere è il trasferimento del 25% del Tfr ai fondi pensione. Un’ipotesi che per il governo potrebbe essere una soluzione al crescente problema delle pensioni ma che non piace ai sindacati.

Secondo le analisi condotte da alcune organizzazioni sindacali, come la CGIL, infatti, la misura non fornisce una rendita adeguata ma potrebbe per alcune categorie di lavoratori, soprattutto donne , peggiorare la situazione.

Tfr, ecco quando potrebbe rendere il trasferimento obbligatorio del 25%

Secondo le recenti analisi fatte dalla Cgil qualora si decidesse di destinare il 25% del Tfr ai fondi pensione le rendite sarebbero veramente basse.

Queste si attesterebbero intorno ai 40 euro medi. Le  cifre nel dettaglio varierebbero dai 22,39 euro ai 112,45 euro di rendita mensile per gli uomini e dai 18,61 euro ai 93,52 euro per le donne.

Rendite veramente basse che sottolineano come il versamento del 25% del Tfr non sarebbe sufficiente per ottenere una congrua previdenza integrativa.

Se si considera che il Tfr è salario differito, il 25% del trattamento non è altro che il 7% circa del reddito lordo annuale. 

Ma gli economisti hanno evidenziato che per avere una congrua previdenza integrativa c’è bisogno di versare almeno il 10% del reddito annuo. 

Dunque sarebbe necessario conferire l’intero Tfr, l’1,5% del contributo del lavoratore e l’1,5% del datore di lavoro.

Crescono le sottoscrizioni dei Fondi Pensione

La Commissione di Vigilanza sui Fondi  Pensione, nella sua consueta relazione annuale ha comunicato che gli iscritti alla previdenza complementare sono stati nel 2023 circa  10 milioni (9,6 milioni), con un aumento del +3,7% rispetto al  2022.

Circa il 36,9% delle forze di lavoro si è affidato alla previdenza complementare. Inoltre sempre nel rapporto annuale è emerso che donne, under 35 e lavoratori del Sud sono poco presenti nella previdenza complementare. Gli uomini sono il 61,7% mentre le donne che costituiscono il 42,6% degli iscritti ai fondi aperti.

 

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