La recente escalation militare nel Mar Rosso sta avendo un impatto tangibile sull'economia globale. Aziende automobilistiche come Tesla e Volvo hanno già dovuto interrompere la produzione a causa di problemi di rifornimento legati ai conflitti nella zona. Parallelamente, il prezzo dei combustibili rischia di aumentare a causa della fuga di petroliere dalle aree a rischio.
I problemi di rifornimento
Una ventina di petroliere, venerdì 12, ha invertito la rotta o si è fermata vicino al Mar Rosso. Tre armatori nel settore delle cisterne hanno annunciato la sospensione del transito nella zona, a seguito di un avviso dell'organizzazione di riferimento, Intertanko. Questa situazione ha contribuito a un aumento del prezzo del petrolio Brent, con picchi superiori a 80 dollari al barile.
Tesla
La prima notizia sconcertante è arrivata da Tesla, che ha annunciato la sospensione della produzione nella sua fabbrica europea di auto elettriche di Berlino, la Gigafactory, dal 29 gennaio all'11 febbraio. La società ha attribuito questo stop a problemi nelle catene di rifornimento provocati dai conflitti armati nel Mar Rosso e dai conseguenti cambi di itinerario delle navi, che hanno allungato i tempi di consegna di componenti dall'Asia. Tesla prevede di riavviare la produzione a pieno ritmo dal 12 febbraio.
Il titolo a Wall Street tocca nuovi minimi annuali sotto ai 250 punti, riportandosi sui livelli del 10 novembre.
Volvo
Anche Volvo Cars ha dovuto interrompere la produzione per tre giorni nella sua fabbrica di Gent, in Belgio, a causa di ritardi nella consegna di componenti dalla Cina. Altri produttori di automobili, come BMW e Volkswagen, hanno per ora escluso interruzioni di rifornimento che possano ostacolare la produzione a breve termine.
Il titolo in borsa tocca nuovi minimi annuali sotto ai 250 punti, riportandosi sui livelli di inizio dicembre.
Rischio crescente per i rifornimenti
Tuttavia, l'escalation di tensioni nel Mar Rosso comporta un rischio crescente di interruzione delle catene di approvvigionamento, soprattutto per le aziende con sede in Europa. Se la situazione non si risolverà presto, è prevedibile un aumento dei costi di produzione, che innescherà un aumento dell'inflazione.
Altri settori colpiti dalle tensioni geopolitiche
Il settore automobilistico è uno dei più colpiti, ma anche altri settori, come quello dell'arredamento, potrebbero subire ritardi nelle consegne e possibili carenze di prodotti. Una recente analisi di S&P Global Market Intelligence evidenzia che il 41,3% dei veicoli e il 20,8% dei componenti per auto scambiati in Europa, Medio Oriente e Nord Africa passa attraverso la rotta del Canale di Suez. Anche settori come l'abbigliamento, l'elettrodomestico, la chimica, la siderurgia, i giocattoli e alcuni prodotti agricoli, come olio di palma, riso e tè, corrono rischi significativi.
(Redazione)