Sell-off nel tech non è finito e Third Point punta sull'oil

10/05/2022 12:55

Sell-off nel tech non è finito e Third Point punta sull'oil

Dan Loeb ne è certo: il sell-off del tech non è finito. E il suo hedge fund Third Point punta sull'oil and gas, settore estremamente sottovalutato a Wall Street. La settimana si è aperta con l'ennesimo scivolone del Nasdaq, crollato del 4,29% lunedì, e come nota la Cnbc il settore tecnologico e in particolare le Big Tech hanno bruciato 1.000 miliardi di capitalizzazione in appena tre sessioni.

Se i tecnologici sono considerati quelli più a rischio per la stretta monetaria avviata dalla Federal Reserve (senza neppure considerare la fine del boom della domanda pandemica), il chief executive di Third Point non fa fatica a prevedere che le prospettive per titoli come Apple (che ha perso 200 miliardi di dollari da quando la Fed ha alzato i tassi di 50 punti base settimana scorsa) o Tesla (circa 200 miliardi anche il taglio alla capitalizzazione per la società di Elon Musk) non siano destinate a migliorare nel prossimo futuro.

Per Third Point sell-off nel tech non è finito.

Punta sull'oil and gas

“Anche dopo cali drammatici, è difficile considerare sia arrivato a fondo il settore tecnologico nella fascia a elevata crescita e alta valutazione, soprattutto perché molte di queste società facevano affidamento su una compensazione basata su azioni e su tecniche di contabilità e rendicontazione controverse.
Molte delle aziende che hanno utilizzato questo tipo di benefit per attirare dipendenti potrebbero avere difficoltà nel mantenerli, portando a una maggiore diluizione per future stock option o a un aumento dei salari in contanti che potrebbe pesare sui margini per gli analisti che fanno affidamento sulle metriche rettificate e non sul GAAP", ha spiegato l'investitore attivista, noto per battaglie in colossi del calibro di Yahoo!, Sony Corporation e Nestlé.

Loeb di Third Point vede oil and gas sottovalutato a Wall Street

E l'oil and gas? In una lettera citata da MarketWatch, Loeb nota come le compagnie petrolifere Usa siano "particolarmente interessanti" perché beneficiano di politiche energetiche mal concepite nella maggior parte dei Paesi sviluppati.

“Gli effetti negativi di queste politiche pasticciate sono stati aggravati da iniziative Esg ben intenzionate ma disastrose che insieme hanno portato a una carenza di nuovi investimenti nel settore", ha spiegato, sottolineando che Third Point ha aperto posizioni in società dell'oil and gas nel primo trimestre, ma anche in aziende che operano nei metalli, visto che possono beneficiare dell'inflazione, della carenza di forniture e della sempre più ampia adozione di veicoli elettrici (le cui batterie hanno bisogno di nickel e litio).

Sell-off nel tech non finito.

Third Point punta sull'oil e sui metalli

Third Point ha ampliato la posizione in Shell, aperta lo scorso autunno, mentre fa pressione sulla big oil britannica per semplificare. "Abbiamo ribadito la nostra opinione che il portafoglio di attività disparate di Shell, che vanno dal petrolio deep water ai parchi eolici, dalle stazioni di servizio agli impianti chimici, sia confuso e ingestibile", ha ricordato Loeb, che dice di avere avuto già costruttive discussioni con management, board e altri soci di Shell.

Loeb ha anche elogiato la decisione di mettere fine alla struttura duale. Come già fatto nel 2020 da un'altra ex anglo-olandese come Unilever, anche la big oil a inizio 2022 ha stabilito in Londra il suo unico quartier generale, rinunciando all'appellativo Royal Dutch (derivato da Koninklijk, particella nobiliare che caratterizza molte società olandesi).

Fonte: FTA Online

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