Scatta l'inflazione USA: altra sorpresa dalla Fed?

Il ruggito dell'inflazione

Prezzi al consumo in netto rialzo negli Stati Uniti. Mercoledì scorso il dato ha sorpreso gli analisti: l'inflazione USA a giugno si è attestata al 9,1% a/a contro l'8,6% di maggio e l'8,8% del consensus. Si tratta dal valore più elevato dal novembre del 1981, oltre 40 anni fa.
Depurando il dato dalle voci relative a cibo ed energia (quelle notoriamente più volatili) si ottiene un +5,9%. Da segnalare il +41,6% dell'energia e il +59,9% della benzina.

Fed decisa ad alzare i tassi nonostante il rischio recessione

Queste metriche mettono ulteriore pressione sulla Federal Reserve.

L'inflazione è troppo al di sopra del 2%, l'obiettivo della banca centrale americana, la quale però utilizza come parametro l'indice PCE, Personal Consumption Expenditures, che a maggio era al 6,3% (il dato di giugno uscirà il 29 luglio, due giorni dopo la riunione del FOMC). Powell (presidente Fed) ha fatto capire che pur di far rientrare l'inflazione verso i livelli desiderati è disposto ad accettare una recessione.
E infatti a giugno il rialzo dei tassi dei Fed Fund è stato di 75 bp (consensus 50) a 1,50-1,75%: era dal 1994 che non veniva decisa una mossa da più di 50 bp.

Salgono le chance di un incremento da 100 bp

Ma le sorprese potrebbero non essere finite. Fino a mercoledì scorso le attese del mercato sintetizzate dal CME FedWatch Tool erano pressoché unanimi (90% circa di probabilità) nel fissare in 75 bp l'incremento che sarà deciso nella riunione del FOMC del 27 luglio.

Inferiori al 10% le chance di un colpo da 100 bp. Dopo l'uscita del dato sull'inflazione a giugno le probabilità che l'incremento sia di un punto percentuale sono salite ieri a quasi il 45%, per poi scendere al 28-29% oggi. Parimenti le probabilità del rialzo da 75 bp ieri erano scese al 55%, oggi si attestano al 72%.

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