Saipem sui minimi storici dopo l'aumento

18/07/2022 17:00

Saipem sui minimi storici dopo l'aumento

Saipem debole nonostante il rialzo del petrolio

Niente da fare per Saipem che non riesce ad approfittare di una seduta favorevole per il comparto petrolifero grazie al recupero del greggio sui massimi da martedì scorso: il future settembre sul Brent segna 105,70 $/barile, quello sul WTI 98,85 $/barile.
Venerdì il gruppo attivo nei servizi all'industria dell'energia ha annunciato il completamento dell'aumento di capitale da due miliardi di euro, pietra miliare della manovra di rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale varata a marzo e facente parte del Piano strategico 2022-25. L'azione si era resa necessaria a seguito della revisione del backlog (portafoglio ordini) e della previsione di perdita per oltre un terzo del capitale sociale sul bilancio 2021.

Aumento fortemente diluitivo

L'operazione era stata classificata da Borsa Italiana come fortemente diluitiva dato che l'entità dell'aumento era circa il doppio della capitalizzazione di mercato del titolo.

Come di consueto è stato creato un consorzio di collocamento per garantire la sottoscrizione integrale delle nuove azioni. Data l'importanza e rilevanza dell'operazione il consorzio vedeva la presenza dei colossi del settore come BNP PARIBAS, Citigroup, Deutsche Bank, HSBC, Intesa Sanpaolo e UniCredit (Joint Global Coordinators) e ABN AMRO, Banca Akros – Gruppo Banco BPM, Banco Santander, Barclays, BPER, Goldman Sachs International, Société Générale e Stifel (Joint Bookrunners).

I garanti potrebbero scaricare i titoli

L'aumento non è andato benissimo: solo il 70% delle nuove azioni è stato sottoscritto nella prima fase e appena lo 0,4% a seguito della vendita dei diritti inoptati nella prima fase.

Di conseguenza i componenti del consorzio sono stati costretti a mettere mano al portafoglio, e in misura significativa: un esborso di 592 milioni di euro per sottoscrivere le 584 milioni di azioni rivenienti dall’aumento di capitale e non sottoscritte ad esito dell’offerta in opzione e dell’offerta in borsa.
Molto probabilmente si tratta di una quantità di azioni che i garanti non desiderano mantenere in portafoglio. Pertanto il mercato ha iniziato a scontare la possibilità che queste azioni vengano prima o poi vendute sul mercato, con conseguenti pressioni al ribasso sul titolo.

 

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