Il processo di privatizzazione di Poste Italiane sta per entrare nella sua nuova fase. Come stabilito dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di metà settembre, lo Stato italiano si appresta a vendere una parte del 64,26% delle azioni di Poste che ancora detiene, pur mantenendo una quota superiore al 50%. L'attuale partecipazione statale è composta dal 35% posseduto da Cassa Depositi e Prestiti e dal 29,26% detenuto direttamente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF), mentre il restante 35,74% è già sul mercato.
La data precisa di collocamento delle azioni non è stata ancora comunicata, ma gli analisti di Websim prevedono che l'operazione avverrà nella seconda metà di ottobre e durerà circa una settimana. Un punto fondamentale del processo di privatizzazione sarà il deposito del prospetto informativo presso la Consob.
Gli analisti di Websim ipotizzano che la privatizzazione riguarderà una quota intorno al 14% detenuta dal MEF e che almeno il 30% delle azioni sarà destinato a dipendenti e investitori retail, tramite forme di incentivazione. Parte della vendita sarà rivolta a investitori istituzionali italiani e stranieri, in più fasi e con possibilità di ricorrere a un accelerated bookbuilding o a una cessione in blocchi.
La privatizzazione di Poste, unita alle previste operazioni su Banca MPS, genererà nuova liquidità nelle casse dello Stato. Nel caso di Poste, la capitalizzazione è ora di 16,5 miliardi di euro grazie al rialzo delle quotazioni degli ultimi 12 mesi. Pertanto, un collocamento del 14% del capitale sociale potrebbe avere un valore di circa 2,3 miliardi di euro.
Di recente, il Ministero dell'Economia ha annunciato gli advisor per la vendita di una quota di Poste: UBS Europe in ruolo di advisor finanziario e White & Case Europe come advisor legale.
Gli analisti accolgono positivamente l'accelerazione del processo di privatizzazione di Poste, nonostante l'eccesso di offerta di azioni nel breve periodo possa influenzare le quotazioni. Tuttavia, le aspettative per il medio e lungo termine sono positive.
Riguardo al servizio postale universale, l'amministratore delegato Matteo Del Fante e il direttore generale Giuseppe Lasco hanno confermato l'impegno di Poste a garantirlo su tutto il territorio italiano. Nel 2024 scadrà la concessione per il servizio universale che obbliga Poste a garantire la consegna di lettere e pacchi su tutto il territorio, con un contratto dal valore di 262 milioni di euro l'anno.
Gli analisti di Websim prevedono che, con la scadenza della proroga del contratto nel 2026, lo Stato possa rivedere al rialzo la remunerazione per il gruppo, che si prevede continuerà ad erogare il servizio anche nei prossimi anni.
(Redazione)