Più della metà dei contratti collettivi in attesa di rinnovo entro settembre 2023 - Istat.

27/10/2023 15:15

Più della metà dei contratti collettivi in attesa di rinnovo entro settembre 2023 - Istat.
Alla fine di settembre 2023, i contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 46,0% dei dipendenti, pari a circa 5,7 milioni di persone, e corrispondono al 45,2% del totale delle retribuzioni. Durante il terzo trimestre del 2023 sono stati firmati due nuovi contratti: uno riguardante le società e i consorzi autostradali e uno nel settore delle pelli e del cuoio. Al momento, sono in attesa di rinnovo 31 contratti che coinvolgono circa 6,7 milioni di dipendenti, il 54,0% del totale. Nel periodo compreso tra settembre 2022 e settembre 2023, il tempo medio di attesa per il rinnovo dei contratti scaduti è diminuito da 33,9 a 29,1 mesi per i lavoratori interessati e da 17,2 a 15,7 mesi per tutti i dipendenti. Nei primi nove mesi del 2023, la retribuzione oraria media è aumentata del 2,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A settembre 2023, l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie è rimasto stabile rispetto al mese precedente e ha registrato un aumento del 3,0% rispetto a settembre 2022. L'aumento tendenziale è stato del 4,5% per i dipendenti del settore industriale, dell'1,6% per quelli dei servizi privati e del 3,3% per i lavoratori della pubblica amministrazione. I settori che hanno registrato i maggiori incrementi tendenziali sono: le attività dei vigili del fuoco (+11,3%), il settore metalmeccanico (+6,2%) e il servizio sanitario nazionale (+5,9%). L'aumento è stato nullo per le farmacie private e per i pubblici esercizi e alberghi.

Il commento: La dinamica delle retribuzioni contrattuali continua a rafforzarsi per il sesto trimestre consecutivo. A settembre 2023, la crescita annua è stata del 3,0%. I settori industriali (+4,5%) e pubblici (+3,3%) hanno registrato le dinamiche più favorevoli, mentre l'agricoltura (+1,7%) e i servizi privati (+1,6%) hanno avuto una crescita più contenuta. Nonostante la decelerazione dell'inflazione, nei primi nove mesi dell'anno la differenza tra l'andamento dei prezzi (IPCA) e quello delle retribuzioni contrattuali supera ancora il 5%.

(NEWS Traderlink)

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