La chiusura dei mercati europei è stata negativa, con il Ftse Mib che ha perso l'1,8% e si è fermato a 28.708 punti. Le vendite sono state particolarmente pesanti su aziende come Recordati (-5,3%), Hera (-4,8%) e Ferrari (-4,7%). In contrasto, Unicredit (+2,45%) e Banco Bpm (+1,6%) hanno registrato un aumento dei prezzi, sostenuti dalle notizie sul buyback e dalle parole del CEO Orcel.
I toni restrittivi del presidente della Federal Reserve, Powell, e le previsioni degli ufficiali della banca centrale americana alimentano la prospettiva di tassi di interesse più alti, con un ulteriore aumento previsto quest'anno e una minore probabilità di tagli nel 2024.
Oggi la Bank of England ha mantenuto invariato il costo del denaro al 5,25%, e gli analisti ritengono che il ciclo restrittivo potrebbe essere terminato, a meno che non si verifichino sorprese negative nei dati. Domani sarà la volta della Bank of Japan.
Dal punto di vista macroeconomico, sono stati pubblicati i dati settimanali sulle richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, che sono diminuite a 201.000, e l'indice di fiducia dei consumatori dell'eurozona, che è sceso a -17,8 punti. Quest'ultimo indice ha registrato il diciassettesimo calo consecutivo.
Nel settore delle materie prime, il prezzo del petrolio ha ripreso a salire, con il Brent che è tornato a 94 dollari al barile, dopo il divieto della Russia sulle esportazioni di carburante. Sul fronte valutario, l'euro/dollaro si è stabilizzato a 1,066, mentre la sterlina ha continuato a scendere a 1,23 dollari. Nel mercato obbligazionario, lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi si è ampliato a 180 punti base, con il rendimento del decennale italiano che è salito al 4,54%.
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