Petrolio: sorpresa dalle scorte USA, riflessioni sugli investimenti nel greggio

14/02/2024 18:41

Petrolio: sorpresa dalle scorte USA, riflessioni sugli investimenti nel greggio

Scorte petrolio boom

Petrolio sull'ottovolante oggi. Prima sale sui massimi dal 28 gennaio poi crolla improvvisamente. Il repentino cambio di rotta è stato determinato dal sorprendente dato sulle scorte di petrolio negli USA pubblicato a metà pomeriggio dall'Energy Information Administration, agenzia federale che raccoglie le statistiche riguardanti il settore energetico a stelle e strisce.

Ebbene alla fine della scorsa settimana le scorte sono risultate in crescita di oltre 12 milioni di barili rispetto alla precedente, quando peraltro avevano fatto segnare un altro cospicuo incremento (oltre 5,5 milioni di barili). Il dato si confronta con una previsione ben più conservativa: il consensus era per un incremento limitato a 2,56 milioni di barili.

L'effetto sui mercati è negativo in quanto un livello di scorte superiore al previsto implica una domanda di petrolio minore: le riserve sono elevate e non c'è necessità di fare altri acquisti. Questo ovviamente nel brevissimo, tutt'altro che improbabile che la prossima settimana la situazione possa capovolgersi.

La volatilità del petrolio

I movimenti odierni delle quotazioni del greggio offrono lo spunto per ribadire l'estrema volatilità delle stesse.

Troppi i fattori capaci di influenzarle: dalle situazioni contingenti e di breve respiro (come i dati sulle scorte USA) a quelli geopolitici (capaci invece di causare oscillazioni prolungate e di entità molto ampia. Non a caso un trentina di anni fa l'Italia decise di riconvertire le centrali elettriche da petrolio a gas, nell'intento di tenere sotto controllo i costi di produzione dell'energia.

Una scelta che ha pagato, almeno fino a due anni fa.
Nel frattempo le oscillazioni sono state esorbitanti: dai 10 dollari/barile del 1986 e 1998 ai circa 150, record storico del 2008. A partire da questo ultimo picco il greggio ha attraversato più crisi che fasi di crescita: almeno tre i crolli, quello dal record appena ricordato, quello del 2014 e quello del 2020.

Le major puntano a costi di produzione non superiori a 25-30 dollari/barile

Insomma, prima di fare nuovi investimenti in impianti di estrazione di petrolio le compagnie ci pensano molto bene, anche alla luce della probabile progressiva riduzione della domanda causata dal progressivo incremento dell'energia da fonti rinnovabili.

Il rischio di nuovi affondi sta spingendo le major a selezionare attentamente i nuovi asset da inserire in portafoglio.

Il mantra è: break even a 25, massimo 30 dollari/barile. Break even significa punto di pareggio costi-ricavi. In altre parole, quando il prezzo di vendita del prodotto è sopra il break even il gioco vale la candela.
Portando il ragionamento sul campo petrolifero questo significa che le compagnie ritengono che in futuro le quotazioni del greggio potrebbero in un futuro più o meno prossimo avvicinarsi a 25-30 dollari/barile.

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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