Petrolio: il punto della situazione
Inevitabilmente, quando arriva il periodo delle vacanze, il prezzo del carburante sale.
In questi momenti, tutti ci chiediamo se il prezzo del petrolio sia in ascesa o se si tratti semplicemente di manovre speculative.
Tralasciando la seconda ipotesi, per la quale ognuno sicuramente ha la propria idea, cerchiamo invece di concentrarci sull’andamento del petrolio e di capire quali possono essere sia le prospettive che le aspettative sia per l’economia, sia per gli investitori.
Dai massimi raggiunti poco più di un anno fa, il prezzo del petrolio al barile sul mercato Wti, ha perso oltre il 30% mentre poco meno ha perso, a livello di quotazione, il petrolio quotato sul Brent.
Dal punto di vista dell’offerta stiamo assistendo, da alcuni mesi, ad una contrazione importante, dovuta soprattutto al taglio della produzione di greggio da parte dei Paesi facenti parte dell’Opec+, Arabia Saudita in primis.
Proprio il Paese Arabo è il capofila nella riduzione alla produzione del greggio al fine di sostenerne il prezzo anche nel 2024.
Dal lato della domanda, se da una parte si stima un innalzamento della richiesta di petrolio, dall’altro, occorre fare i conti con una congiuntura economica che potrebbe subire ulteriori rallentamenti e quindi far sì che la domanda di greggio si riduca in maniera più o meno importante.
Petrolio: Wti e Brent
Data una occhiata al quadro generale, passiamo ad un chiarimento circa la differenza che c’è tra la quotazione del barile al Wti piuttosto che al Brent.
Sentiamo spesso utilizzare questi termini, ma ne conosciamo realmente il significato?
In effetti Brent e Wti non sono altro che i due principali benchmark di riferimento per il petrolio utilizzati a livello mondiale.
Gli operatori di mercato, di norma, si riferiscono indistintamente all’uno o all’altro.
In realtà ci sono alcune differenze che vanno al di là delle proprietà organolettiche (maggiore o minore quantità di zolfo presente che rende la lavorazione più o meno semplice).
Il Brent, nome completo Brent Crude, viene estratto dal Mare del Nord mentre il Wti, ovvero West Texas Intermediate, viene estratto in Texas.
Il primo ha quindi il vantaggio di avere sbocchi sul mare e quindi ridotti problemi di stoccaggio e trasporto che invece, influenzano maggiormente il petrolio estratto in Texas.
L’andamento dei due parametri è pressappoco simile, nel senso che i loro valori tendono a discostarsi poco l’uno dall’altro.
Semmai, sono le decisioni dell’Opec+ ad avere maggiori ripercussioni sul Brent mentre il Wti è più strettamente legato alla produzione di barili da parte degli Stati Uniti.
Petrolio: cosa fare?
La premessa fatta al paragrafo precedente potrebbe sembrare superflua e magari anche inutile.
In realtà, ha la sua importanza.
Quando si decide di investire nel petrolio, si acquistano strumenti finanziari che, come parametro di riferimento possono avere il Wti o il Brent.
Se nella maggior parte dei casi, la differenza per l’investitore può essere quasi irrilevante, può capitare però che, almeno nel breve periodo, si crei uno scostamento tra i due indici e quindi, per chi opera spot, la cosa diventa decisamente importante.
Quali possono essere i migliori strumenti per puntare sul petrolio?
Sicuramente gli etf, se si ha una visione ottimistica dell’economia e si vuole puntare su una ripresa dei consumi, ovvero un incremento della domanda di energia e greggio.
Al contrario, gli strumenti derivati possono rappresentare una interessante opportunità per coloro che invece vogliono puntare su un ribasso del petrolio.