Con l'ufficializzazione dei nuovi parametri, chi andrà in pensione dal 2025 potrà godere di importi maggiori rispetto a quelli erogati nel 2024.
Ovviamente bisognerà riuscire a ritirarsi dal lavoro entro l'anno prossimo, altrimenti non si potrà usufruire di questa novità in tempo.
Ma vediamo meglio perché nel 2025 la pensione futura diventerà ancora più ricca, e a quanto potrebbe ammontare l'assegno previdenziale in caso di uscita dal lavoro.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di PensioniItalia.
Pensioni più ricche dal 2025: ecco perché
Il motivo per cui le pensioni diventeranno più ricche per chi esce nel 2025 è semplice: è per via del nuovo tasso di rivalutazione del montante contributivo.
Facciamo una piccola premessa. Ogni anno noi lavoratori (tramite i rispettivi datori di lavoro o da soli) versiamo i nostri contributi all'INPS, che finiscono in un cumulo chiamato "montante contributivo".
Esso viene rivalutato annualmente con il cosiddetto "tasso di capitalizzazione", che viene calcolato sulla "variazione del prodotto interno lordo nominale, nei cinque anni precedenti il 2024", come precisa il sito del Ministero del Lavoro.
Pertanto, se il PIL aumenta, il tasso lo segue, e viceversa. Siccome nel 2023 l'economia è cresciuta, l'ISTAT ha stabilito recentemente un tasso del 3,6% per il montante contributivo acquisito fino al 31 dicembre 2023. Questo tasso viene poi "tradotto" in un coefficiente, che in questo caso è pari a 1,036622.
Per intenderci, se usciamo nel 2025 (con contributi fino al 2023) sul nostro montante contributivo verrà applicato questo coefficiente. Così, se abbiamo un montante di 100mila euro, esso salirà a 103.662 euro. Se invece abbiamo 200mila, esso salirà a 207.324 euro e così via.
Precisa Money.it, ad oggi è il più alto tasso di capitalizzazione dal 2006, quando venne stabilito un tasso del 3,7061% (quindi un coefficiente di 1,037061). Niente in confronto ai decenni precedenti, con picchi come il 22,6992% del 1980.
Pensioni, quanto sarà l'assegno se si esce nel 2025
Ma una domanda sorge spontanea: quanto sarà alla fine il nostro assegno mensile della pensione?
Facciamo una simulazione. Supponiamo di avere maturato al 31 dicembre 2023 circa 200mila euro di montante.
Con il citato tasso di capitalizzazione al 3,662%, avremo 207.324 euro per la nostra uscita nel 2025.
E in assegno? Questo dipende purtroppo da un altro coefficiente: quello di trasformazione, che appunto "trasforma" il montante a seconda dell'età di uscita del richiedente.
Come quello di capitalizzazione, anche questo viene continuamente ricalcolato, ma in questo caso sulla base della speranza di vita della popolazione.
Al momento non sono stati ufficializzati i nuovi coefficienti di trasformazione per tutte le età di uscita, pertanto toccherà basarsi su quelli attualmente in vigore.
Sempre tornando alla nostra simulazione, se usciamo a 57 anni dovremo applicare il coefficiente di 4,270%. Pertanto l'assegno annuale sarebbe di 8.850 euro, ovvero 680 euro al mese.
Uscendo invece 5 anni dopo, a 62 anni (coefficiente di 4,770%), l'assegno annuale sarebbe di 9.890 euro, ovvero 760 euro.
Mentre a 67 anni (coefficiente di 5,575%) si arriverebbe a 11.560 euro (890 euro al mese). E a 71 anni (coefficiente di 6,466%) a ben 13.405 euro (1.031 euro).
Pensioni più ricche nel 2025, ma solo per alcuni pensionati
Come abbiamo visto, le pensioni saranno sì ricche per chi esce dal prossimo anno. Ma mica per tutti.
Se dediciamo di avvalerci di opzioni anticipatorie che permettano l'uscita anche a 57 anni, dovremo avere da parte un sacco di contributi previdenziali.
Altrimenti la scure del coefficiente di trasformazione si abbatterà immediatamente sul nostro montante, anche se rivalutato con il tasso di capitalizzazione sopramenzionato.
In pratica, la generosità di questo tasso sarà possibile solo per chi vorrà uscire dopo i 67 anni d'età: proprio loro potranno godere di un assegno più alto a causa dell'età di uscita più avanzata.
Ovviamente, bisognerà aver maturato non solo un montante vero e proprio, ma anche una serie di anni contributivi: almeno 20 per uscire a 67 anni, o 5 per ritirarsi a 71 anni.