Pensioni, novità dall'INPS per lavoratori e imprese sul riscatto dei contributi

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 28/02/2025 10:15

Pensioni, novità dall'INPS per lavoratori e imprese sul riscatto dei contributi

Pochi giorni prima della fine di febbraio l'INPS ha pubblicato una nuova circolare che chiarisce alcuni aspetti sul riscatto dei contributi previdenziali.

Le recenti modifiche introdotte dalla legge 203/2024 hanno aggiornato la disciplina della rendita vitalizia, ma alcune questioni restavano poco chiare, in particolare riguardo al sopramenzionato riscatto.

Vediamo quindi le ultime novità dell'INPS sul riscatto dei contributi e cosa cambia per dipendenti e datori di lavoro.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale dell'Avvocata Sara Mascitti - Tutela del patrimonio

Pensioni, novità dall'INPS per lavoratori e imprese sul riscatto dei contributi

Con la legge 203/2024, entrata in vigore il 12 gennaio 2025, sono state introdotte nuove disposizioni sulla rendita vitalizia, disciplinata originariamente dalla legge n. 1338 del 1962.

In particolare per quanto riguarda la possibilità del riscatto dei contributi non versati dal datore di lavoro.

Di norma, l?azienda deve versare all?INPS i contributi previdenziali del dipendente, pari al 33% della retribuzione, di cui il 9,19% a carico del lavoratore e il resto a carico del datore di lavoro.

Se non provvede all'obbligo contributivo, il lavoratore può usufruire dello strumento della rendita vitalizia per riscattare i contributi mancati.

Tale rendita può essere costituita o a proprie spese o a carico dell'azienda. Infatti, il lavoratore può pretendere che sia l?azienda a farsi carico dell?onere previsto. In tal caso, ha fino a 10 anni di tempo per far valere il proprio diritto.

E se non si riesce in tempo? A quel punto entrano in gioco le nuove disposizioni della sopramenzionata legge 203/2024.

Pensioni, ora il riscatto dei contributi diventa più facile

Se non viene presentata alcuna richiesta di riscatto dei contributi non versati entro questi 10 anni, scatta ufficialmente la prescrizione. In tal caso, il dipendente non potrà più chiedere all'azienda di pagargli la rendita vitalizia.

Per la precisione, i 10 anni partono dalla scadenza del periodo entro cui il datore di lavoro avrebbe dovuto versare i contributi.

Per fortuna, come precisa l'INPS nella Circolare INPS 48/2025, con la nuova legge ora il lavoratore e anche eventuali superstiti possono "chiedere la costituzione della rendita vitalizia, con onere interamente a proprio carico, per i contributi omessi dai datori di lavoro e prescritti".

Così facendo, il dipendente potrà evitare gravi ripercussioni sulla pensione futura, potendo costituire una rendita vitalizia in qualsiasi momento, anche dopo che è subentrata la prescrizione.

Ovviamente, se è tutto a carico del dipendente, il lavoratore dovrà comunque avere da parte molti soldi. Anche perché il costo dell?operazione può essere significativo.

Pensioni, quanto costa il riscatto dei contributi e come richiederlo

Alla stregua del riscatto della laurea ordinario, quello dei contributi non versati dal datore di lavoro può comportare dei costi elevati.

L?importo da versare corrisponde al 33% dello stipendio lordo percepito negli anni in cui i contributi non sono stati versati.

A titolo d'esempio, se mancano all'appello 5 anni di contributi e la propria Retribuzione Annua Lorda (RAL) è pari a 20mila euro, bisognerà versare all'incirca 33mila euro (ovvero 6.600 euro all'anno per cinque).

Per procedere al versamento dei contributi mancanti, bisognerà fare richiesta all'INPS per via telematica, tramite il sito ufficiale dell'Istituto.

L'Istituto provvederà prima a verificare non solo il decorso del termine di prescrizione, ma anche l?eventuale presenza di atti o eventi che abbiano sospeso o interrotto la prescrizione.

Sempre l'INPS controllerà se il lavoratore può rivalersi sul datore di lavoro o se deve farsi carico interamente del riscatto.

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