Per i giovani lavoratori la pensione non sarà più un'illusione grazie alle ultime novità in arrivo.
Novità che portano un po' di sollievo tra coloro che temono di ritirarsi dal lavoro non a 67 anni come oggi, ma addirittura dopo i 70 anni, se non più in avanti.
Vediamo infatti cosa c'è all'orizzonte per i lavoratori, e come queste novità renderanno più fattibile l'uscita previdenziale nei prossimi anni.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Informazione Fiscale.
Pensioni, ultime novità per i giovani lavoratori
La prima novità a livello di pensioni è la proposta di introdurre il versamento del Trattamento di Fine Rapporto in un fondo pensione tramite il procedimento del silenzio-assenso.
Misura non nuova a livello amministrativo (è stata utilizzata già nel 2006), essa prevede che se il lavoratore non conferma la destinazione del proprio TFR entro sei mesi, questi viene automaticamente destinato a un fondo pensione.
Al momento la quota non sarebbe del 100%, ma solo del 25%: in pratica il trasferimento del TFR alla previdenza complementare riguarderebbe solo un quarto della somma.
Inoltre, il meccanismo del silenzio-assenso non varrebbe per i neo-assunti: questi lavoratori si potrebbero ritrovare a partire dal 2025 con la destinazione automatica del TFR in un fondo pensioni.
Altra novità è il fatto che per i giovani lavoratori si cercherà di rendere più facile l'eventuale uscita con Quota 84, ovvero la pensione anticipata che prevede 20 anni di contributi ma un'età di uscita di 64 anni (tre in meno rispetto alla Pensione di Vecchiaia della Fornero).
Il motivo è dovuto al fatto che i giovani lavoratori oggi sono più a rischio di ritrovarsi con carriere discontinue, e quindi con buchi contributivi molto pericolosi se il proprio assegno verrà successivamente calcolato soltanto su modello contributivo.
Per evitare di ritrovarsi con assegni bassi, si valuterebbe di rendere più semplice Quota 84, magari creando un raccordo tra le forme pensionistiche integrative e il sistema obbligatorio.
Pensioni, cosa cambia per i giovani il TFR in un fondo
Approfondiamo ora la questione del TFR. Il Trattamento di Fine Rapporto è una somma di denaro che viene corrisposta al lavoratore alla fine dell'attività svolta presso un'azienda.
Esso però deve essere "depositato" durante il periodo di impiego o direttamente nelle mani dell'azienda (il cosiddetto "TFR in azienda") o presso un fondo privato, in genere di natura previdenziale.
Come già anticipato, la proposta del Governo è quella di rendere invece obbligatoria la seconda opzione, ovvero destinare il TFR in un fondo.
Per il giovane lavoratore questa imposizione potrebbe comportare ora dei vantaggi, ora degli svantaggi.
Se la gestione del TFR è condotta in maniera corretta, il capitale versato può aumentare sensibilmente, in modo da garantire alla fine della carriera qualche soldo in più per arrotondare il proprio assegno finale.
Anche se tutto ciò dipenderà dalla tipologia di fondo (azionario, obbligazionario...) e dalle commissioni per la gestione stessa.
In effetti, se nel corso degli anni si subiscono troppi cali di rendimento, si rischia che il capitale stesso venga penalizzato dalle commissioni stesse.
Di contro, lasciare il TFR in azienda garantirebbe un tasso fisso minimo dell'1,5% annuo (maggiorato del 75% della stima FOI annuale) senza ulteriori commissioni sul patrimonio.
Ma in caso di fallimento dell'impresa, il lavoratore dovrà affidarsi al Fondo di garanzia del TFR e dei crediti di lavoro.
Pensioni, cosa cambia per i giovani l'accesso a Quota 84
Nel caso di Quota 84, per i giovani l'uscita previdenziale potrebbe essere conveniente da un punto di vista anagrafico, visti i tre anni di anticipo rispetto alla Vecchiaia.
Oggi però la misura risulta pressoché inaccessibile per i lavoratori che hanno maturato un assegno basso con i suoi 20 anni di contributi.
Ricordiamo infatti che ad oggi Quota 84 è accessibile solo per coloro che maturano un assegno almeno 3 volte il trattamento minimo. Solo nel caso di donne con figli la soglia minima si abbassa a:
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2,8 volte se con un figlio a carico;
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2,6 volte se con due o più figli a carico.
Per farla breve, i propri contributi devono maturare un assegno tra i 1.400 e i 1.600 euro. Tutto ciò potrebbe risultare difficile per chi ha all'attivo dei buchi contributivi importanti dovuti a periodi di disoccupazione e altro.
La direzione del Governo sarebbe quella di rendere quest'uscita più flessibile, se non addirittura la soluzione ideale per i giovani rispetto alla Pensione di Vecchiaia.
Ma, come sempre, serviranno delle coperture per garantire una soluzione del genere. E, tra rivalutazioni ancora da disporre e Quote da riconfermare, difficilmente si troverà una quadra almeno per il prossimo anno.