Pensioni, dal 2025 in arrivo nuovi tagli per questi pensionati

18/09/2024 10:15

Pensioni, dal 2025 in arrivo nuovi tagli per questi pensionati

L'Esecutivo sembra stia puntando a un nuovo taglio per alcuni pensionati.

Una stretta che non riguarderà direttamente l'importo della pensione, ma solo l'aumento previsto in sede di perequazione, ovvero la rivalutazione dell'assegno previdenziale secondo l'andamento dell'inflazione annua.

In poche parole, questi pensionati potrebbero rischiare di ritrovarsi nel 2025 con un aumento ridotto sul proprio rateo mensile.

Vediamo infatti a chi potrebbe toccare questo taglio, e perché il Governo non fa altro che tagliare le pensioni.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Mondo Pensioni.

Pensioni, dal 2025 in arrivo nuovi tagli per questi pensionati

E' a tutti gli effetti una sorpresa il fatto che l'Esecutivo voglia indirizzare la "tagliola" stavolta verso coloro che hanno un assegno previdenziale intorno a 1.650 euro netti.

Infatti, sopra questo importo, stando a quanto riferito da La Stampa, dovrebbero scattare i futuri tagli alla perequazione, quella prevista a partire dal rateo del mese di gennaio 2025.

Parliamo di un importo che, a detta di sindacati come la CGIL è troppo basso per poter essere soggetto al taglio della perequazione. chi ha un assegno del genere ha tutto meno che una pensione ricca.

Un taglio del genere genererebbe anzi, "perdite enormi che si accumulano nel tempo e non sono più recuperabili per i pensionati e le pensionate che hanno lavorato per una vita e che continuano a sostenere questo Paese, pagando tasse e contributi", riporta La Stampa.

Tutto ciò, ovviamente, porterebbe alla riconferma per il terzo anno consecutivo della tagliola introdotta anni prima sempre in sede di Manovra.

Pensioni, quanto si perderà con il nuovo taglio

Per capire meglio a quanto potrebbe ammontare la perdita con questo nuovo taglio, prendiamo a riferimento l'analisi condotta dal Dipartimento Previdenza della Cgil e dello Spi, in cui viene stimata la perdita calcolando i tagli del biennio 2023-2024 e quelli ipotizzati per il 2025, supponendo idealmente un'inflazione all'1,5%.

Partendo da quelle subito dopo la soglia sopraccitata, la perdita per chi ha una pensione pari a 1.732 euro netti sarebbe di 74-75 euro al mese, ovvero circa 968 euro in un anno.

Per una pensione da 2.029 euro, la perdita invece sarebbe di 3.571 euro in un anno (circa 274 euro al mese), mentre per una pensione netta di 2.337 euro si arriverebbe a una perdita di 4.487 euro (circa 345 euro al mese).

Ovviamente questa perdita riguarda non solo quella futura nel 2025, ma anche quelle accumulate con i tagli nel 2023 e nel 2024.

Sempre l'analisi arriva anche a tratteggiare la perdita di questi tagli in un periodo molto più lungo, fino alla soglia dell'aspettativa di vita.

Nel caso delle pensioni da 1.732 euro netti, la perdita totale sarebbe di 8.772 euro, mentre per chi ha una pensione da 2.646 euro si arriverebbe addirittura a 44.462 euro.

Pensioni, perché l'Esecutivo passa a questo nuovo importo?

Il motivo dietro questo futuro taglio della perequazione per le pensoni nel 2025 è semplice: lo Stato punta a risparmiare il più possibile a livello di spesa previdenziale.

Sempre La Stampa riferisce che con questa stretta le casse dello Stato hanno potuto risparmiare oltre 3 miliardi e mezzo di euro nel 2023, per arrivare dopo un anno a un risparmio complessivo di 6,8 miliardi di euro.

Le stime per il decennio 2023-2032 parlano addirittura di un risparmio potenziale di oltre 61 miliardi di euro: una cifra paragonabile a quasi tre Finanziarie.

In poche parole, grazie alla stretta lo Stato si ritroverebbe con più soldi del previsto, mentre i pensionati saranno invece privati per i prossimi anni di migliaia (se non decine di migliaia) di euro.

Va detto, però, che questa stretta non è ancora in via definitiva, visto che il caso del taglio della perequazione è finito davanti alla Corte Costituzionale. Se la Corte dovesse esprimersi contraria a questa misura, difficilmente l'Esecutivo potrà procedere con questi tagli.

NM

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