Pensioni 2025 più basse dal prossimo anno. Un taglio all’assegno che diventerà operativo già da gennaio e che porta gli importi a livelli mai toccati negli anni precedenti.
Tale cambiamento, previsto dalla normativa vigente, deriva da un meccanismo di adeguamento biennale che aggiorna gli importi delle pensioni sulla base dell’aspettativa di vita. Un processo che si traduce in una riduzione degli importi per i nuovi pensionati, in linea con un principio semplice: più a lungo si vive, più a lungo si percepirà la pensione, quindi l’importo mensile deve essere ridotto per garantire la sostenibilità del sistema.
Scopriamo insieme i dettagli di questo meccanismo e chi percepirà una pensione più bassa dal 2025. Prima, però, vi lasciamo al video YouTube di Mr LUL lepaghediale sulle novità in arrivo per i pensionati a dicembre.
Perché le pensioni 2025 saranno più basse
Il sistema dei coefficienti di trasformazione è alla base della riduzione degli importi delle pensioni 2025. Introdotto nel 1996 con la legge Dini e modificato nel 2011 dalla riforma Fornero, tale meccanismo calcola la pensione mensile partendo dal montante contributivo accumulato durante la vita lavorativa. Il montante viene poi moltiplicato per un coefficiente, che varia in base all'età di pensionamento.
I coefficienti di trasformazione vengono aggiornati ogni due anni, a partire dal 2021, nell’obiettivo di allineare l'importo delle nuove pensioni alla variazione dell’aspettativa di vita. Chi decide di ritirarsi dal lavoro a 57 anni riceve una pensione calcolata con un coefficiente più basso rispetto a chi si ritira a 70 anni. La logica è che, andando in pensione prima, si riceverà l’assegno per un periodo più lungo, quindi il valore mensile sarà inferiore.
Ad esempio, un lavoratore di 67 anni che lascia il lavoro nel 2025 vedrà applicato un coefficiente meno favorevole rispetto al 2024. Ciò comporterà una riduzione dell’assegno mensile rispetto a chi si è ritirato nell’anno precedente, pur avendo accumulato lo stesso montante.
Quando le pensioni sono aumentate in passato
I coefficienti di trasformazione hanno generalmente subito incrementi nel corso degli anni, con una sola eccezione recente: negli anni 2023-2024, gli assegni delle pensioni sono aumentati leggermente. Un’anomalia causata dalla riduzione dell’aspettativa di vita registrata durante la pandemia. Con il passare del tempo la situazione si è ristabilita.
Nel 2023, l’aspettativa di vita media in Italia era di 83,1 anni, ancora leggermente inferiore rispetto al 2019, quando si attestava a 83,2 anni. Tuttavia, il trend generale rimane quello di un progressivo aumento dell’età media, se confrontato con quello fatto registrare nel periodo Covid-19.
A chi spetta una pensione 2025 più bassa
La riduzione delle pensioni 2025 interesserà esclusivamente chi andrà in pensione a partire dal 1° gennaio 2025 fino alla fine del 2026. Per questi nuovi pensionati, gli assegni saranno calcolati utilizzando i nuovi coefficienti di trasformazione, che risultano meno vantaggiosi rispetto al biennio precedente.
Per farla breve, chi è già in pensione non subirà alcuna diminuzione. Gli assegni già erogati continueranno ad essere rivalutati in base all’inflazione, garantendo un adeguamento positivo in linea con l’aumento del costo della vita.
Un esempio concreto permette di capire la portata dei nuovi coefficienti. Un lavoratore che ha accumulato 400.000 euro di contributi e che va in pensione a 67 anni nel 2024 riceverà un assegno annuo di circa 22.892 euro. Se lo stesso lavoratore andasse in pensione nel 2025 alla stessa età, la pensione annuale sarebbe ridotta a 22.432 euro, con una differenza di 460 euro in meno all’anno, circa 40 euro in meno al mese.
La differenza è meno marcata per chi lascia il lavoro in età più giovane. Un lavoratore che va in pensione a 62 anni vedrà una riduzione di circa 348 euro annui, ossia circa 29 euro al mese. Questo perché, andando in pensione prima, la durata dell’assegno sarà più lunga, ma con un importo mensile più basso.