Pensioni 2024: scatta il blocco della RITA, ma solo in questo caso

27/04/2024 10:15

Pensioni 2024: scatta il blocco della RITA, ma solo in questo caso

Nell'ambito dei fondi pensione complementari, la RITA è un'ottima soluzione a livello previdenziale.

Anche se di recente è diventata oggetto di una controversia riguardante le cosiddette "finestre" previdenziali, ovvero il periodo che va dalla maturazione dei requisiti alla decorrenza della pensione.

Sembra infatti che in alcuni casi la RITA non sia accessibile se si fa richiesta durante questo periodo di attesa.

Ma è proprio così? Vediamo meglio in quali casi scatta questo blocco, e come evitarlo.

Se vuoi saperne di più in merito all'argomento, ti suggerisco di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Ciao Elsa - TFR e pensioni spiegati facili.

Pensioni 2024: scatta il blocco della RITA, ma solo in questo caso

La controversia di cui abbiamo accennato poco fa riguarda ad una nota emersa di recente in un decreto che verrà discusso in Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni.

La nota in questione, già pubblicata da Il Sole 24Ore, riporta che:

"Dal 1° gennaio 2025, la Rendita integrativa temporanea anticipata (RITA) è riconosciuta solo nel caso di cessazione del rapporto di lavoro per cause diverse dal raggiungimento del requisito pensionistico di qualsiasi genere".

In poche parole, se si richiede la RITA dopo essere usciti dal lavoro per via del raggiungimento del requisito pensionistico, scatta il blocco.

Pertanto, si potrebbe svolgere un'attività lavorativa mentre si fa richiesta della RITA, ma se dovesse succedere durante il periodo in cui si matura il citato requisito pensionistico, non si potrebbe riceverla.

Teoricamente, basterebbe ritrovarsi nella citata finestra previdenziale per ritrovarsi col blocco, perché è appunto l'intervallo tra il raggiungimento del requisito e l'erogazione del primo assegno pensionistico.

Sarebbe un bel problema per coloro che vogliono sfruttare la Rendita prima dello scatto della pensione INPS.

Pensioni 2024: come funziona la RITA

Per comprendere al meglio la situazione in cui si trova un pensionato iscritto alla RITA, facciamo un breve riassunto sul funzionamento della Rendita stessa.

Istituita con l'articolo 1, co.

168 e 169 della legge 205/2017 (la Legge di Bilancio 2017), la RITA consente al futuro pensionato di sfruttare un montante contributivo creato separatamente in un proprio fondo pensione (o forma pensionistica complementare) prima dello scatto della pensione INPS.

In questo caso, se ha già disponibili ben 20 anni di contributi a livello di contributi obbligatori (per la pensione di vecchiaia), basterà avere versato nel fondo pensione almeno 5 anni di contributi (3 anni se ci si è trasferiti all'estero), e in cambio si potrà anticipare la cessazione dell'attività lavorativa di:

  • 5 anni,

  • 10 anni se non si lavora da 2 anni.

Come ha precisato anzitempo la COVIP (Commissione di Vigilanza sui fondi pensione), tale cessazione deve sussistere alla presentazione della domanda di RITA, oltre a prevedere un periodo di inoccupazione superiore a 24 mesi.

Va però detto che, se si fa domanda della RITA e si ottiene la Rendita, non è precluso il ritorno successivo all'attività lavorativa (dipendente, autonoma...).

Da qui il problema di fondo di questa proposta, anche se ancora allo stato di bozza.

Il futuro pensionato potrebbe cessare il proprio lavoro e fare domanda, ma se lo dovesse fare mentre si trova durante la fase di maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia, rischierebbe di vedere la domanda della RITA bloccata.

Pensioni 2024: la RITA risulta ancora conveniente?

Un blocco del genere alla RITA potrebbe risultare pericoloso per tutti gli iscritti ai fondi pensione, che puntano a uscire in anticipo grazie al montante contributivo che hanno creato separatamente.

Per questo sarebbe più opportuno, come già ha anticipato Il Sussidiario, cercare di incentivare questo istituto, e non penalizzarlo.

Un valido incentivo potrebbe essere, ad esempio, l'inserimento di ulteriori sgravi fiscali, sia per l'iscritto sia per il gestore.

Nel caso specifico dell'iscritto, si parlerebbe dell'innalzamento dell'attuale soglia di deducibilità, ad oggi a circa 5.165 euro.

Così facendo, ci sarebbe maggior interesse a sfruttare i fondi pensione non solo per maturare i requisiti della RITA (e anche un montante più corposo), ma anche per ridurre l'imponibile fiscale grazie alla deducibilità.

Ovviamente, aumentando la soglia di deducibilità, i contribuenti andrebbero a pagare meno tasse: uno scenario problematico per il Governo, che dovrà cercare successivamente ulteriori risorse per coprire il "buco".

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