Andare in pensione diventerà sempre più un privilegio che un diritto nei prossimi anni.
Soprattutto per i lavoratori che sono nati dopo il 1960, e che quindi raggiungeranno l?età pensionabile tra qualche anno.
Per loro, infatti, ci sono cattive notizie sul fronte previdenziale: il posticipo dell?uscita dal lavoro. Una situazione terrificante, che però può essere evitata, se si prendono in considerazione alcune soluzioni alternative.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento a Canale Notizie.
Pensione, sempre più un miraggio per chi nasce dopo il 1960: ecco perché
Come riporta il Sole 24 Ore, in una recente audizione alla Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali, il direttore generale dell'INPS ha confermato che, nel 2027, i lavoratori dovranno maturare qualche mese in più prima di poter andare in pensione.
Il motivo? L?adeguamento automatico (in base all'aspettativa di vita) dei requisiti per l'accesso alla pensione. Un aggiornamento stabilito dalla Legge Fornero, che avviene ogni due anni.
Nello specifico, dal 2027 serviranno 3 mesi in più sia per ritirarsi con la Pensione di Vecchiaia, sia per uscire con la Pensione di Vecchiaia Contributiva. Ovvero serviranno rispettivamente almeno 67 anni e 3 mesi o 71 anni e 3 mesi per andare via dal lavoro..
Questo scatto è inevitabile, a meno che il Governo non intervenga rapidamente per "sterilizzare" l?aumento. E per "rapidamente" si intende entro la fine di quest?anno.
Come precisato da Money.it, si pensava che l?Esecutivo avesse tempo fino al 31 dicembre 2026 per bloccare l?innalzamento dei requisiti. In realtà non è così: il direttore generale dell'INPS "ha fissato la deadline alla fine dell?anno corrente".
Se il Governo non dovesse riuscire ad evitare l?aumento, migliaia di lavoratori nati nel 1960 (e che quindi avranno 67 anni nel 2027) potrebbero trovarsi in gravi difficoltà, soprattutto coloro che hanno scelto opzioni di scivolo come l?isopensione o il contratto di espansione, anch?esse soggette al rialzo dei requisiti.
Pensione, cosa possono fare i lavoratori nati dopo il 1960
Per i lavoratori nati dopo il 1960 che hanno aderito alle opzioni di scivolo appena menzionate, c'è ancora una possibilità per evitare il peggio: richiedere una revisione dell'accordo, in modo da coprire anche i 3 mesi aggiuntivi.
Per tutti gli altri lavoratori, invece, le soluzioni sono le seguenti: la pace contributiva, il riscatto di laurea e/o di leva obbligatoria e il versamento volontario.
Nel primo caso, il lavoratore ha la possibilità di riscattare fino a 5 anni di contributi non versati, a patto di versare diverse (decine di) migliaia di euro nei prossimi anni.
Lo stesso vale per il riscatto di laurea e/o leva obbligatoria, anche se per alcuni lavoratori l'opzione potrebbe risultare meno onerosa.
Per quanto riguarda invece il versamento volontario, questa opzione è la più stringente in termini di requisiti, il che la rende una vera e propria "ultima spiaggia" per i lavoratori.

Pensione, corsa contro il tempo per decidere il futuro dei lavoratori nati dopo il 1960
Come detto sopra, il Governo deve subito attivarsi e trovare le risorse utili per sterilizzare l'aumento, in modo che i lavoratori nati dopo il 1960 possano andare in pensione senza dover aspettare altri mesi.
Non sarà però una passeggiata di salute: l'Esecutivo deve trovare entro fine anno circa 4 miliardi di euro per quest'operazione, secondo quanto stimato dall?ex ministra del Lavoro Elsa Fornero.
Una cifra tutt?altro che scontata da reperire, soprattutto considerando le altre (onerose) misure che dovranno essere confermate nella prossima Manovra, come il taglio del cuneo fiscale.
Insomma, si preannuncia un autunno caldo per i pensionati.