Quando si lavora parte del nostro stipendio (lordo) finisce all'INPS sotto forma di contributi.
Alla fine della carriera, tutti i contributi versati (o figurati come tali) vanno a maturare il cosiddetto assegno previdenziale. Se però questi contributi non sono sufficienti per ritirarsi addirittura a 67 anni con la Pensione di Vecchiaia, toccherà attendere i 71 anni.
Per evitare che ciò accada, vediamo subito qual è la quota necessaria di contributi per maturare l'assegno richiesto per la pensione, e come accumularne altri.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di BONUS&AGEVOLAZIONI.
Pensione, quanti contributi servono per ritirarsi a 67 anni
Partiamo intanto con un piccolo riassunto sul funzionamento della Pensione di Vecchiaia, ovvero l'uscita principale per tutti i lavoratori.
Oltre a prevedere il requisito anagrafico dei 67 anni d'età e quello contributivo di 20 anni, la Pensione di Vecchiaia prevede anche un requisito particolare: quello "economico".
Da anni infatti è previsto anche per la Vecchiaia il raggiungimento di un importo minimo per quanto riguarda l'assegno finale. Se però nel 2023 il tetto all'assegno era pari a 1,5 volte la minima, fortunatamente nel 2024 (e anche nel 2025) è pari alla sola minima.
In poche parole, per potersi ritirare tranquillamente a 67 anni bisognerà aver maturato un assegno pari a 538,68 euro.
Per arrivare a questa cifra, stando a una simulazione di Money.it, bisognerebbe maturare un montante contributivo di circa 120mila euro.
Il punto però è un altro: come accumulare tutti questi contributi prima del 67esimo anno?
Pensione, come accumulare altri contributi prima dei 67 anni
Se mancano dei contributi per andare in pensione a 67 anni, la prima soluzione sarebbe quella di continuare a lavorare, così da maturare altri anni contributivi.
Come soluzione sarebbe funzionale per chi ha redditi bassi, e che quindi non può versare molti contributi ogni anno.
Se si riesce ad accumulare il montante contributivo sopraccitato in 25, 30 o addirittura 35 anni, si potrebbe andare in pensione anche con versamenti molto più contenuti.
In alternativa, si potrebbe cercare di arricchire il montante con la pace contributiva, una misura atta a coprire fino a 5 anni di buchi contributivi. Disponibile anche nel 2025, la pace prevede il versamento dei contributi "mancanti" in un'unica soluzione o con una rateizzazione di massimo 120 rate.
Simile alla "pace contributiva" è anche il riscatto della laurea, una soluzione che permette di coprire a livello contributivo gli anni universitari sempre con versamenti a unica soluzione o a rate. Oltre alla formula "ordinaria", il riscatto è previsto anche in versione agevolata, ma solo per chi ha i seguenti requisiti.
Pensione, nuovo ricalcolo sfavorevole dei contributi anche per chi esce a 67 anni
Va detto che a prescindere dalle soluzioni, dal 2025 sarà comunque inevitabile l'adozione dei nuovi coefficienti di trasmissione.
Dopo una tornata favorevole, purtroppo i coefficienti del biennio 2025-2026 ritornano negativi per tutte le fasce d'età.
Ad esempio, chi vuole uscire a 67 anni nel 2025 si ritroverà davanti un coefficiente pari a 5,608%: se fosse uscito quest'anno, invece, avrebbe potuto beneficiare di un coefficiente pari a 5,723%.
Cosa cambia? In pratica, qualche decina di euro in meno al mese.
Prendendo il montante di prima, e applicando il nuovo coefficiente per il 2024, uscendo a 67 anni dal prossimo anno si avrà come assegno mensile circa 527 euro al mese. Uscendo invece quest'anno, l'importo sarebbe stato di 538 euro.
In pratica, stando alla simulazione, si rischierebbe di non uscire dal prossimo anno, visto che l'assegno è sotto di 11 euro rispetto a quello del 2024.
Se non si ha modo di arricchire i contributi, purtroppo toccherà aspettare qualche anno per maturare un assegno decente.