Da Quota 103 si passa a Quota 104, secondo quanto disposto in Manovra di Bilancio.
Per le casse dello Stato è una misura che probabilmente sarà efficace per ridurre il peso delle spese previdenziali, per chi vuole andare in pensione invece sarà un'uscita molto stretta.
Purtroppo negli ultimi 3 anni le uscite anticipatorie non hanno fatto altro che diventare sempre meno disponibili per i lavoratori in odor di pensione.
E Quota 104 rientra in questo trend.
Ho scelto per questo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento a Mondo Pensioni.
Pensione, arriva Quota 104 in Manovra: ma cos'è?
Non è più possibile garantire Quota 103 per tutti i lavoratori, per questo il Governo Meloni ha introdotto in Manovra di Bilancio la nuova uscita previdenziale, Quota 104.
Come nelle precedenti, la cifra corrisponde alla somma degli anni contributivi richiesti e all'età anagrafica d'uscita.
La decisione di introdurre dal 2014 Quota 104 non era così scontata.
Se ne parla ormai da tre anni, come ideale evoluzione delle precedenti Quote: la 100 fino al 2021, la 102 fino al 2022, la 103 fino al 2023. E ora la 104 per il 2024.
Invece del classico "scalone", visto nei decenni precedenti con le riforme Maroni (2005), Sacconi (2010) e Fornero (2012), le Quote hanno permesso un aumento dell'età pensionabile graduale, anche se quest'anno non sarà piacevole per i lavoratori.
Perché renderà sempre più evidente la necessità di dover accettare una pensione di vecchiaia che, seppur ancora a 67 anni, rende straniante il dover andare in pensione a un'età quasi dieci anni superiore rispetto alla precedente generazione.
E con la prospettiva di rischiare una rivalutazione nel mentre, e di doversi ritirare non più a 67 anni ma addirittura a 71 anni, come già si stima per i neo pensionati.
Forse sarà uno scenario inevitabile, se si considerano i requisiti richiesti per questa uscita.
I requisiti di Quota 104
Più gli anni passano e meno lo Stato può venire incontro alle istanze di chi vuole andare in pensione.
E così è successo con Quota 104, che rasenta forse i requisiti più stringenti di sempre, al pari solo di Opzione Donna 2023.
E non è limitato solo alla somma concernente la cifra di 104, ovvero:
Altro requisito è infatti quello di non poter una nuova attività lavorativa, almeno fino a quando non matura i requisiti ordinari per l’accesso alla pensione.
Si potranno condurre dei lavoretti occasionali, pertanto nel limite fiscale annuo di 5.000 euro.
Rispetto a Quota 103, il neo pensionato dovrà avere un anno in più in sede di domanda.
A conti fatti, tutti i nati nel 1962 non potranno fare richiesta di prepensionamento, visto che compiranno 62 anni di età solamente nel 2024.
Si presume inoltre che la decorrenza seguirà quella prevista da Quota 103: per avere la pensione dovranno passare almeno 3 mesi per i lavoratori del settore privato, massimo 6 mesi nel pubblico.
E questo dalla maturazione dei requisiti.
Altro requisito è quello di dover garantire, con i contributi versati, un assegno almeno vicino alla minima di 600 euro al mese.
Non si potrà invece avere un assegno più ricco, dal momento che, come per molte altre uscite anticipatorie, l'assegno non potrà essere superiore a 5 volte il trattamento minimo.
L'importo effettivo sarà disponibile solo con la pensione di vecchiaia.
Chi potrà beneficiare di Quota 104
Sarà difficile dal prossimo anno per i pensionati avere accesso a una misura che, oltre a richiedere un anno d'età in più, prevede il blocco dell'assegno e del lavoro.
Il problema di Quota 104 è anagrafico e reddituale, e questo invoglierà ben pochi pensionati ad accedervi.
Si conti che col restringimento di Opzione Donna 2023 la platea è passata dai 19.000 del 2022 alle attuali 2.000, secondo i dati del Monitoraggio dei flussi di pensionamento dell'INPS.
E così è accaduto con Quota 102, stimata nel 2022 con una platea intorno alle 16.800 persone.
Va detto che è stato riconfermato per i beneficiari la possibilità di richiedere il Bonus Maroni, l’incentivo rivolto a chi può andare in pensione con questa opzione, ma decide di rimanere al lavoro.
Il bonus permette una riduzione della quota di contributi fino a zero, garantendo così un aumento dello stipendio netto a parità di lordo.
Anche se, va precisato, per Quota 104 i contributi non versati non saranno riconosciuti ai fini della pensione.
Pertanto, si guadagna di più al lavoro, ma non sarà così nell'assegno previdenziale.