La pensione integrativa pu essere un comodo cuscino per il proprio futuro previdenziale, soprattutto per quei giovani che, sfortunatamente, rischiano oggi di andarci tardi e con un assegno indecente.
Ma sarebbe pi corretto usare il condizionale, visto che come soluzione potrebbe risultare conveniente solo per pochi fortunati, mentre per altri (al momento) potrebbe risultare non solo sconveniente, ma nemmeno applicabile nel breve periodo.
Vediamo infatti in quali circostanze la pensione integrativa conviene per chi giovane oggi, e in quali casi richiede invece maggiori sacrifici.
Per saperne di pi in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Volksbank.
Pensione integrativa: quando conviene iniziare
Teoricamente per i giovani converrebbe costruire la propria pensione integrativa fin dall'inizio della carriera lavorativa.
O meglio, converebbe iniziare quando si ha davvero modo di garantire ogni mese (e per molti anni) continui versamenti nel fondo pensione a cui si vuole aderire.
Come ad esempio quando si ha un contratto di lavoro sicuro (ad esempio a tempo indeterminato), o un solido reddito annuo da libero professionista.
Inoltre, iniziando da giovani, la soluzione pu essere conveniente anche dall'alto della formula fiscale disposta per i redditi che finiscono nei fondi pensione.
Ad esempio, i redditi impiegati a fini di previdenza complementare sono deducibili dal proprio imponibile fiscale fino a 5.164,57 euro. Se si supera tale limite, la tassazione solo del 15%, che per dopo il 15esimo anno comincia a scendere dello 0,3% annuo, fino ad arrivare al 9% al 35esimo anno.
E questo con tanto di esenzione del bollo.
Gi questa parabola discendente dell'aliquota fiscale implica che prima si inizia, meglio in termini di risparmio fiscale.
Pensione integrativa: a quali giovani conviene
A livello di platea beneficiaria, la pensione integrativa di certo non incontra il sostegno di coloro che gi oggi hanno una vita lavorativa stabile e dignitosa, e con un reddito talmente alto che, anche con il calcolo contributivo, ottengono una pensione decisamente ottima.
Anzi, per loro la pensione integrativa potrebbe risultare al pi uno strumento di risparmio fortemente agevolato a livello fiscale: la parte ricavata dalla deduzione potrebbe addirittura essere reinvestita in altre forme di investimento, come gli ETF.
A onor del vero, quelli che dovrebbero trarre dalla pensione integrativa un solido supporto per la vecchiaia, e quindi una convenienza personale, sono i "working poors", ovvero i lavoratori precari che hanno difficolt con il lavoro a causa di bassi salari e pochissime guarentigie.
Ma oltre alle difficolt che trovano nel proprio lavoro, si ritroverebbero a sua volta quelle dell'adesione stessa alla previdenza integrativa, visti i vincoli di liquidit che poco coincidono con risparmi difficili da garantire a lungo termine.
Pensione integrativa: quanto si deve versare per averla
Rimanendo sulla questione relativa alla liquidit, un vantaggio nell'iniziare da giovani a costruirsi la propria pensione integrativa quello di poter iniziare anche con rate pi contenute.
Anche perch si hanno davanti 40 e passa anni per poter effettuare versamenti, pertanto in cos tante decadi anche con soli 150 euro al mese si pu riuscire a creare un montante contributivo valido come integrazione all'assegno pubblico.
Supponendo un versamento continuo di 150 euro per 480 mesi (appunto 40 anni), si avrebbe infatti come montante ben 72.000 euro.
Se ogni anno si dovesse ottenere l'applicazione di un'interesse anche solo dell'1%, si arriverebbe a 88-90mila euro. In pratica, uscendo a 67 anni, si potrebbe percepire come integrazione circa 400 euro lordi al mese in pi.
O forse no? In effetti, se le tasse possono non diventare un problema grazie alla parabola discendente a partire dal 15esimo anno, non si pu dire lo stesso per i costi di mantenimento e gestione.
A seconda della tipologia del fondo a cui si vuole accedere, essi possono essere ora molto convenienti (addirittura non andare oltre l'1%) ora decisamente onerosi (anche oltre al 3%).
Sono costi che possono letteralmente "mangiare" gli interessi maturati, se non addirittura il capitale versato.
Ritrovandoci dopo 40 anni con un'integrazione decisamente non congrua. Per questo anche su questo frangente bisogna stare attenti.