Andare in pensione prima può sembrare una scelta vantaggiosa per chi ha iniziato a lavorare da giovane. E desidera smettere prima dei 67 anni, senza attendere la Pensione di Vecchiaia.
Il problema è che non lo è da un punto di vista economico, dato che uscire prima dei 67 anni comporta un taglio significativo dell’assegno pensionistico. Soprattutto quest'anno.
Vediamo infatti quanto si riduce ulteriormente l’assegno per chi sceglie di ritirarsi prima dei 67 anni. E come evitare tutto ciò.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Zona Pensioni.
Pensione 2025, sempre meno soldi per chi esce prima dei 67 anni
Tutti i lavoratori che hanno iniziato la loro carriera dal 1996 sanno bene che i contributi versati in questi anni determineranno alla fine l’importo della loro pensione.
E questo a causa del calcolo contributivo, un sistema che si basa esclusivamente sul montante contributivo accumulato, senza considerare altri fattori come gli ultimi anni di retribuzione.
Concentrandosi solo sui contributi versati, questo modello di calcolo trasforma il montante in un assegno decisamente misero, inferiore del 30-40% rispetto all’ultima retribuzione percepita.
Addirittura, se si decide di lasciare il lavoro prima dei 67 anni, la riduzione è ancora più marcata a causa dei coefficienti di trasformazione, che vengono utilizzati per convertire il montante contributivo in pensione.
Il loro funzionamento è semplice: più si anticipa l’uscita, più basso sarà l’assegno. Infatti, per ogni anno di uscita è previsto un apposito coefficiente, sempre più basso man mano che ci si allontana dai 67 anni.
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Pensione 2025, ecco di quanto si riduce l'assegno per chi esce prima dei 67 anni
Facciamo un piccolo esempio. Supponiamo di avere maturato nel corso della propria carriera un montante contributivo di circa 250mila euro.
Tutti contributi versati a partire dal 1996, e quindi sottoposti in toto al calcolo contributivo.
Se si va in pensione a 67 anni nel 2025 con questo montante, l'INPS applicherà un coefficiente di trasformazione pari a 5,608%. In pratica, la pensione finale sarebbe di 14.020 euro all'anno, pari a circa 1.100 euro lordi al mese.
Se invece ci si ritira a 66 anni (sempre nel 2025), il coefficiente sarà in questo caso del 5,423%. A conti fatti, l'assegno finale non sarà più di 14.020 euro, bensì di 13.557 euro. Ovvero circa 462 euro in meno all’anno (circa 35 euro in meno al mese).
Anticipando ulteriormente l’uscita a 65 o 64 anni, l’assegno si ridurrà rispettivamente a 13.125 e 12.720 euro. In pratica, chi sceglie di ritirarsi alla stessa età prevista con Quota 103 rischia una perdita di circa 1.300 euro annui, equivalenti a 100 euro al mese.
Pensione 2025, come limitare il taglio sull'assegno
Se si vuole a tutti i costi andare in pensione prima dei 67 anni, si può eventualmente arricchire il proprio montante contributivo.
In tal caso, si può fare affidamento a soluzioni quali la pace contributiva, il riscatto della laurea o del servizio militare obbligatorio. O in alternativa fare richiesta all'INPS per effettuare dei versamenti volontari, a patto di rientrare nei requisiti previsti.
Un'altra soluzione è quella di aderire a un fondo pensione complementare, che consente di integrare l’assegno pubblico penalizzato con una rendita privata maturata grazie al fondo.
Tuttavia, è fondamentale scegliere con attenzione il tipo di fondo per massimizzare i benefici.
E se nessuna di queste soluzioni fosse percorribile? Purtroppo non rimarrebbe altro da fare che attendere il compimento dei 67 anni per poter uscire con la Pensione di Vecchiaia.
Nella speranza che nel frattempo i sopramenzionati coefficienti di trasformazione non siano scesi ancora di più.