Oro batte Petrolio, il messaggio dei mercati alla linea di Trump e alla decisioni di OPEC+

Redazione Traderlink Redazione Traderlink - 07/04/2025 17:02

Oro batte Petrolio, il messaggio dei mercati alla linea di Trump e alla decisioni di OPEC+

Le recenti mosse protezionistiche dell'amministrazione Trump hanno scatenato una tempesta nei mercati globali delle commodity, alimentando timori di una recessione economica. L'imposizione di dazi fino al 54% sulle importazioni cinesi e del 20% su quelle europee ha innescato una serie di reazioni a catena nel panorama finanziario internazionale.

Petrolio in caduta libera

Il prezzo del petrolio ha subito un drastico calo, con il Brent che ha toccato i 64 dollari al barile, segnando una diminuzione di oltre il 10% in pochi giorni. Analogamente, il WTI statunitense è sceso a 60 dollari al barile. Questo declino è attribuibile ai timori che le misure protezionistiche possano frenare la crescita economica globale, riducendo la domanda di energia.

Inoltre Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le sue stime sui prezzi del Brent e del WTI per il 2025 e il 2026, segnalando un contesto sempre più fragile per le commodity energetiche. I principali motivi? L'aumento a sorpresa della produzione da parte dell'OPEC+ e il ritorno dell'offensiva protezionistica da parte degli Stati Uniti, con nuovi dazi sull’import europeo e cinese che stanno già provocando tensioni sui mercati.

Nel dettaglio, il colosso bancario prevede ora un prezzo medio per il Brent di 69 dollari al barile nel 2025, in calo del 5,5%, mentre il WTI è atteso a 66 dollari, con un taglio del 4,3%. Ma i future stanno andando anche peggio: nelle ultime ore il Brent ha sfondato al ribasso quota 65 dollari, e il WTI è scivolato sotto i 61 dollari.

La decisione dell'OPEC+ di aumentare la produzione a partire da maggio (+411.000 barili al giorno, ben oltre le attese) ha colto di sorpresa gli operatori, facendo cadere i prezzi e alimentando il timore che l’offerta in eccesso possa schiacciare ulteriormente le quotazioni.

Goldman Sachs rivede al ribasso anche la crescita attesa: per il 2025 si scende da +900.000 a +600.000 barili al giorno, segnale di un mondo che consuma meno energia anche per i crescenti rischi di recessione.

Oro: il bene rifugio per eccellenza ecco perchè.

In questo clima di incertezza e timori per la tenuta dell’economia globale, gli investitori tornano a guardare all’oro come principale bene rifugio, mentre le commodity industriali come il petrolio soffrono l’effetto combinato di geopolitica e instabilità economica.

Il metallo giallo, dopo aver raggiunto un nuovo record a 3.167 dollari l'oncia, ha registrato una lieve flessione, attestandosi intorno ai 3.025 dollari ed attualmente si trova in fase di consolidamento. Questo movimento riflette la ricerca di sicurezza da parte degli investitori in tempi di volatilità. ​

Nel 2025, l'oro ha raggiunto nuovi picchi storici, superando i 3.000 dollari l'oncia. Il prezzo del metallo prezioso si è aggiornato ben dieci volte in pochi mesi, consolidando il suo ruolo di bene rifugio in un contesto di tensioni geopolitiche e incertezze economiche. Malgrado le crisi passate, l'oro ha dimostrato resilienza, superando i 1.000 dollari nel 2008 e i 2.000 nel 2020 (anno della pandemia). L'incremento di quest'anno sottolinea un crescente interesse per l'oro fisico, riconosciuto come asset strategico per la tutela del patrimonio.

Reazioni dei mercati finanziari

Le borse mondiali hanno reagito negativamente all'escalation dei dazi. Venerdì 4 aprile è stata la peggior seduta a Wall Street dal 2020, con l'S&P 500 in calo del 5,04%, mentre le borse europee hanno seguito la tendenza negativa. Nella giornata di oggi lunedì 7 aprile gli indici statunitensi proseguono in calo ma con ribassi poco marcati (alle 17:00 circa solo il Dow Jones ha superato il punto di flessione, Nasdaq si trova a ridosso della parità, mentre S&P 500 sta viaggiando poco sotto al -0.50%). 
In Europa Ftse Mib e Dax si avviano a chiudere la prima seduta di settimana con passivi più marcati intorno al -3%. Gli investitori temono che queste tensioni commerciali possano sfociare in una recessione globale.

(Redazione)

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