Obbligazioni convertibili: cosa sono
Nel variegato panorama dei bond, le obbligazioni convertibili sono, nel corso del tempo, divenute sempre più un segmento di nicchia.
Ciò non significa che non ne esistano più o che non vengano quotate nè tanto meno emesse: vuol dire che, rispetto ad anni or sono, probabilmente sono meno utilizzate, almeno dai singoli risparmiatori.
Trovano invece il loro uso quotidiano all’interno dei portafogli dei gestori che le utilizzano come validi strumenti di diversificazione del portafoglio.
Che cosa sono esattamente le obbligazioni convertibili?
In poche parole, si trovano a metà tra l’essere obbligazioni ed azioni; una posizione ibrida, quindi.
Esse, infatti, conferiscono ai loro possessori una duplice possibilità: essere creditori della società che le ha emesse per tutta la loro durata oppure convertirle in azioni in determinati periodi e a precise e precostituite condizioni.
Obbligazioni convertibili: l’ibrido che piace
In determinati periodi di mercato, specie negli anni passati, questa tipologia di titoli era molto amata dai risparmiatori.
Perché?
La risposta in effetti è molto semplice: tramite questi titoli, infatti, il singolo investitore può, come si suol dire, tenere i piedi in due scarpe.
Se infatti si vuole puntare su un determinato titolo azionario ma non ci si vuole assumere il rischio nella sua globalità (almeno non immediatamente), l’acquisto di un'obbligazione convertibile rappresenta l’opzione perfetta.
Ci si pone inizialmente nella condizione di essere creditore della società, percependo un interesse cedolare periodico.
Si ha così il tempo di verificare l’andamento della società stessa sul mercato e, nel momento in cui le condizioni vengono ritenute favorevoli, si può cambiare il proprio stato da creditore a socio.
Ovviamente, il tasso di interesse di una obbligazione convertibile, a parità di durata e di condizioni, è inferiore rispetto a quello offerto da un titolo obbligazionario tradizionale.
La differenza è il cosiddetto premio che si paga per l’opzione che si ha a disposizione.
Obbligazioni convertibili: quali rischi si corrono?
Quali rischi si corrono acquistando una obbligazione convertibile?
Nel caso in cui essa venga mantenuta sino alla naturale scadenza senza effettuare la conversione in azioni, il rischio che si corre, oltre all’eventuale stato di insolvenza della società emittente, è quello di avere un rendimento inferiore rispetto a quello che si potrebbe ottenere sul mercato con altri titoli obbligazionari puri.
Se invece si effettua la conversione in azioni, si cambia la propria posizione da creditore a socio, con il rischio di perdere l’intero capitale e di non avere ritorni soddisfacenti in termini di remuneratività dei dividendi.
Va inoltre sempre verificata la liquidità delle obbligazioni convertibili e le eventuali difficoltà che si possono incontrare nel caso di smobilizzo anticipato.
Non è raro, infatti, trovare obbligazioni di questo tipo con esigui scambi quotidiani sul mercato.
Ecco, questo può essere un problema per cui, se si sceglie di inserire questa tipologia di strumenti all’interno del proprio portafoglio, è bene farlo per importi limitati e comunque ripartiti su più emittenti.