Accedere alla NASpI anticipata significa ottenere in un'unica soluzione l'importo spettante dell'indennità di disoccupazione, anziché riceverlo mese per mese. Un'opzione ovviamente non per tutti, ma riservata a chi decide di avviare un'attività autonoma (Partita IVA), un'impresa individuale o sottoscrivere una quota di capitale sociale in una cooperativa in cui presta attività lavorativa.
Sebbene rappresenti un'opportunità interessante per chi vuole reinventarsi nel mondo del lavoro, esiste però il rischio di dover restituire in specifiche circostanze, parzialmente o per intero, la somma incassata. La Corte Costituzionale è recentemente intervenuta per chiarire i casi in cui la restituzione è solo parziale. L'INPS ha quindi aggiornato le linee guida con la circolare n. 36 del 2025, facendo luce sulle condizioni che determinano l'obbligo di rimborso.
Scopriamo insieme quando la Naspi anticipava va restituita per intero e i casi in cui è necessario restituire solo parte degli importi. Prima di approfondire il discorso, vi lasciamo al video-guida YouTube di Commercialista Allievi sul funzionamento della Naspi anticipata Partita IVA (cos'è, chi può chiederla, quanto spetta e come fare domanda).
Come funziona la restituzione della Naspi anticipata
L'anticipo NASpI permette di ricevere in un'unica tranche il totale delle mensilità residue dell'indennità di disoccupazione. Un'opzione pensata per sostenere l'auto-imprenditorialità, disponibile per:
- Avviare un'attività autonoma o imprenditoriale;
- Entrare in una cooperativa come socio lavoratore.
Prima dell'intervento della Corte Costituzionale, chi trovava un'occupazione subordinata prima del termine della Naspi anticipata era obbligato a restituire l'intera somma ricevuta. Un vincolo rigido, che ora è stato rivisto per tutelare chi si trova in difficoltà per cause indipendenti dalla propria volontà.
Cosa ha deciso la Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale ha dichiarato sproporzionata la norma che imponeva la restituzione integrale della Naspi anticipata, senza distinguere tra chi metteva fine volontariamente alla propria attività e chi invece era costretto a chiede per il sopraggiungere di eventi imprevedibili.
Il principio di equità ha così spinto i giudici a stabilire che l'obbligo di rimborso deve essere proporzionato alle reali condizioni del lavoratore. Se l'interruzione dell'attività dipende da cause di forza maggiore, imporre la restituzione totale della Naspi anticipata risulta ingiusto. La norma è stata quindi modificata: l'obbligo di rimborso ora si limita alla durata del nuovo rapporto di lavoro subordinato.
Quando la Naspi anticipata non va restituita per intero
Andiamo subito a vedere cosa a precisato l'Istituto di Previdenza Sociale a riguardo. L'INPS ha chiarito che, se un beneficiario della Naspi anticipata interrompe l'attività e trova un impiego subordinato, l'Ente:
- Verifica tramite le comunicazioni obbligatorie se la nuova occupazione è iniziata prima della scadenza del periodo coperto dalla Naspi anticipata;
- Contatta il beneficiario, concedendogli 30 giorni per presentare documenti che attestino eventuali cause di forza maggiore.
Se l'istruttoria conferma che l'attività è stata interrotta per cause indipendenti dalla volontà del lavoratore (causa di forza maggiore), la Naspi anticipata non va restituita per intero ma solo parzialmente, secondo un calcolo che tiene conto della durata del nuovo impiego subordinato. Sono considerate cause di forza maggiore:
- Disastri naturali con stato di emergenza (terremoti, alluvioni, frane, uragani);
- Conflitti bellici straordinari e imprevedibili;
- Incendi accidentali non imputabili al beneficiario;
- Distruzione o guasti gravi delle attrezzature aziendali per eventi fortuiti;
- Restrizioni sanitarie per pandemie o epidemie;
- Provvedimenti giudiziari che impediscono la continuazione dell'attività.
Quando la NASpI anticipata va restituita interamente
Al contrario, se l'attività viene chiusa per motivi ordinari, il beneficiario dovrà restituire l'intero importo della Naspi anticipata. Non rientrano tra le cause di forza maggiore infatti:
- Fallimento dovuto a cattiva gestione;
- Problemi finanziari non causati da eventi straordinari;
- Scelte strategiche errate;
- Perdita di clienti o calo delle vendite;
- Chiusura volontaria dell'attivitu00e0;
- Procedimenti fallimentari ordinari.
Distinguere tra difficoltà impreviste ed errori gestionali è quindi fondamentale per stabilire se e in che misura la Naspi anticipata vada restituita. La circolare INPS n. 36 del 2025 ha introdotto criteri più equi, garantendo maggiore tutela a chi si trova in difficoltà per eventi straordinari.