Secondo un'accurata analisi di Tim Love (Investment Director responsabile delle strategie azionarie dei paesi emergenti di GAM) negli ultimi dieci anni, i mercati azionari emergenti sono stati costantemente sottovalutati e poco considerati. Gli esperti ritengono che manchi un catalizzatore "risk-on" che possa rivelare il loro intrinseco potenziale di rendimento e far apprezzare agli investitori il limitato potenziale di ribasso di questa categoria di asset. In sintesi, i mercati emergenti offrono un profilo di rischio e rendimento molto interessante.
Se da un lato i mercati internazionali oscillano tra uno scenario Goldilocks e la prospettiva di tassi di interesse alti a lungo termine, dall'altro i flussi locali stanno aumentando notevolmente in India, Cina e Taiwan. A questo si aggiunge la prospettiva di un decennio di crescita e il rischio di non essere pronti per il cambiamento nel panorama delle azioni dei mercati emergenti.
I catalizzatori e i driver dell'economia emergente
Tra i possibili catalizzatori ci sono il dollaro e il rendimento dei titoli del Tesoro al massimo, con l'indice in dollari che ha raggiunto il massimo degli ultimi 26 anni. Entrambi questi fattori avvantaggerebbero le azioni dei mercati emergenti, in particolare i titoli value. Riteniamo che le azioni dei mercati emergenti rappresentino una rara opportunità di investimento a lungo termine, con interessanti punti di ingresso ciclici e favorevoli fattori secolari. I driver degli investimenti nei mercati azionari emergenti sono molteplici. Tra i fattori ciclici positivi ci sono il PIL e i ricavi aziendali più elevati rispetto ai mercati sviluppati, una "crescita a prezzi ragionevoli" più bassa e un buon rendimento. Le azioni dei mercati emergenti, secondo la nostra analisi, sono interessanti per gli investitori value, growth e yield.
I vantaggi dei paesi emergenti
L'asset class dei mercati emergenti è molto diversa da quella di un decennio fa. Nel 2004, tra i primi 11 Paesi dell'indice, solo quattro erano investment grade, oggi ce ne sono nove. Inoltre, i mercati emergenti hanno un debito e un servizio del debito molto più bassi rispetto ai Paesi sviluppati. Nonostante il decennio di Quantitative Easing con tassi reali negativi, presentano ancora elevati carry.
Inoltre, i mercati emergenti ospitano importanti centri di eccellenza in vari settori, tra cui la robotica/l'intelligenza artificiale, i veicoli elettrici, la consulenza globale, i materiali per veicoli elettrici e le industrie high-end. Questo rende queste economie molto diverse da quelle basate sulle esportazioni e agricole degli anni '90.
Nel mercato indiano, ad esempio, la domanda locale è enorme, come dimostrato dal numero di nuovi conti bancari aperti negli ultimi dieci anni. Inoltre, l'economia cinese beneficerà degli stimoli fiscali recentemente introdotti. Questi sono solo alcuni dei tanti fattori strutturali positivi.
Il rischio di restare esclusi
Infine, le valutazioni e i prezzi delle azioni dei mercati emergenti sono vicini ai minimi storici, mentre per i mercati sviluppati è l'opposto. Il rischio è certamente quello di restare esclusi, non il contrario. Tuttavia, le azioni dei mercati emergenti sono ancora erroneamente percepite come dipendenti dai flussi di utili per azione del passato. Noi crediamo che la percezione sia rimasta indietro rispetto alla realtà.
In conclusione, pensiamo che la definizione stessa di mercati azionari emergenti sia imprecisa, così come la comprensione e la valutazione di questi mercati. Gli analisti di GAM reputano che la rivalutazione dei multipli di utili possa riaccedere l'entusiasmo per questi mercati, come è successo nel periodo 2004/2008. E anche questa volta potrebbe sorprenderci.
(Redazione)