Lo scontro legale tra la famiglia Malacalza e la Banca centrale europea (BCE) giunge ad una tappa significativa. La Corte Ue dovrebbe pronunciarsi oggi in merito alla richiesta di risarcimento di 880 milioni di euro presentata dalla Malacalza Investimenti, precedentemente azionista di riferimento di Banca Carige.
La questione riguarda la vicenda di Banca Carige, ora incorporata nel gruppo Bper, che costituisce il fulcro del contenzioso tra i Malacalza e la BCE. La famiglia Malacalza, imprenditori nel settore siderurgico che oggi si occupano prevalentemente di produzione di grandi magneti superconduttori, entrò nel capitale di Carige nel 2015, acquistando il 10,5% delle azioni dalla Fondazione Cassa di risparmio di Genova e Imperia. Successivamente hanno continuato ad aumentare la loro partecipazione, raggiungendo il controllo del 27,5% delle azioni. Questo risultato è stato ottenuto grazie a massicci investimenti sulla banca, per un totale di quasi 500 milioni di euro.
Tuttavia, all'inizio del 2019, la famiglia è stata estromessa dal controllo della banca, a seguito della decisione della BCE di commissariare Carige. Nel 2020, la banca è uscita dal commissariamento grazie all'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), con un'operazione di salvataggio di 700 milioni di euro, integrata da 200 milioni di euro di bond convertibili. L'anno successivo, Carige è stata acquisita da Bper.
Nell'ottobre 2022, la Corte Ue ha annullato il commissariamento della BCE, in seguito ad un ricorso presentato da Francesca Corneli, piccola azionista di Carige, che deteneva lo 0,000361% del capitale sociale della banca. I Malacalza hanno quindi presentato un ricorso presso il tribunale del Lussemburgo, richiedendo un risarcimento di 880 milioni di euro. La sentenza è attesa per oggi. Indipendentemente dal verdetto, è probabile che la battaglia legale continuerà.
(Redazione)