Lo studio di UniCredit: boom di investimenti retail per i titoli di Stato

Redazione Traderlink Redazione Traderlink - 25/01/2024 16:16

Lo studio di UniCredit: boom di investimenti retail per i titoli di Stato

Il valore del portafoglio di titoli di Stato italiani detenuto da investitori retail e società non finanziarie italiane ha raggiunto il suo massimo dalla nascita dell'euro, toccando i 320 miliardi di euro. 

Questo dato emerge da uno studio di UniCredit che analizza i recenti dati della Banca d'Italia, specificando che 270 miliardi sono di proprietà di investitori retail e 45 miliardi sono detenuti da società non finanziarie. La percentuale di titoli di Stato italiani posseduti da piccoli investitori e società non finanziarie italiane è aumentata dal 6% a metà 2022 al 13,5%, il livello più alto dal 2014. 

Tuttavia, secondo Luca Cazzulani, responsabile strategy research di UniCredit, tale percentuale rimane ben al di sotto del 20% registrato prima della crisi del 2008. È da notare che la maggior parte di tale incremento è attribuibile agli investimenti retail, mentre le società non finanziarie si sono mostrate meno attive. Cazzulani mette in evidenza che, dopo un 2023 di forte richiesta da parte degli investitori retail, con un incremento di oltre 100 miliardi nei loro portafogli, risulta difficile determinare quanto potenziale rimanga. 

Molte variabili influenzeranno questa valutazione, tra cui l'attrattività di altri asset, il rendimento assoluto dei titoli di Stato italiani, la struttura della curva dei rendimenti, l'evoluzione della ricchezza finanziaria e del risparmio, nonché la percezione del rischio interno. È interessante notare che gli investitori italiani hanno finanziato gli acquisti di titoli di Stato riducendo i depositi bancari e investendo meno in fondi comuni di investimento e prodotti assicurativi. Inoltre, la partecipazione massiccia degli investitori retail al mercato del debito è un fenomeno tipicamente italiano, con famiglie che nei restanti Paesi dell'area euro si mostrano molto meno attive. 

Ad esempio, in Belgio la partecipazione degli investitori retail è salita recentemente al 5%, mentre l'Austria ha in programma di offrire obbligazioni retail nel secondo trimestre. Invece, in Germania e Francia, tale partecipazione è quasi inesistente. 

(Redazione)

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