Toyota Motor sembrava immune alla crisi dei chip e infatti l'esercizio 2022 si è chiuso con risultati record (anche grazie a uno yen sui minimi storici) per il colosso automobilistico nipponico che però ha dato segnali di rallentamento nell'ultimo trimestre e, soprattutto, ha lanciato l'allarme sul nuovo anno fiscale.
Toyota ha dichiarato di attendersi un crollo dell'utile operativo del 20% a circa 2.400 miliardi di yen (17,51 miliardi di euro) per l'esercizio iniziato in aprile. Il consensus di Refinitiv era invece per un progresso del 12% a 3.360 miliardi (24,51 miliardi di euro).
E l'allarme si è fatto sentire sul listino: infatti Toyota ha chiuso con un crollo del 4,43% la seduta a Tokyo, contro il rialzo dello 0,18% del Nikkei 225.
Per Toyota, e per l'economia globale, il 2022 è iniziato con gli effetti della variante Omicron sui Paesi asiatici, come il Vietnam, che sono diventati negli ultimi anni il principale polo manifatturiero internazionale.
Blocchi produttivi negli impianti e blocchi logistici nei porti. La crisi dei chip e i problemi di supply chain che avevano caratterizzato tutto il 2021 si sono fatti sentire anche nel 2022. Poi da febbraio sono arrivati i lockdown in Cina e la crisi si è fatta davvero seria.
Per la stessa economia di Pechino, sulla cui espansione ora non scommette più nessuno.
Toyota aveva già chiuso male l'esercizio, considerando il crollo del 33% dell'utile operativo registrato nei tre mesi alla fine di marzo.
Il risultato di 463,8 miliardi di yen (3,38 miliardi di euro) si confronta con i 521,1 miliardi (3,80 miliardi di euro) del consensus di Refinitiv. I problemi, però, non finiscono qui, visto che a fronte di un'inflazione su livelli record un po' in tutto il mondo (non in Giappone, però) si è aggiunto il rincaro delle materie prime legato all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia (va ricordato, per altro, che in Ucraina ha sede una florida industria della componentistica per l'automotive).
Toyota non prevede una stretta del mercato, anzi.
Per l'esercizio appena iniziato si attende di vendere 8,85 milioni di veicoli a livello globale, il 7,5% in più rispetto all'esercizio 2022. Il gruppo prevede però costi per le materie prime più che raddoppiati a 1.450 miliardi di yen (10,58 miliardi di euro).
"Dobbiamo pensare a come possiamo rispondere all'inflazione eliminando la distinzione tra produttori e fornitori di apparecchiature originali e lavorando insieme", ha spiegato il chief financial officer Kenta Kon, riferendosi alle case automobilistiche rivali. "Dato che il prezzo delle materie prime è in aumento, dobbiamo lavorare per ridurre il più possibile la quantità di materiali che utilizziamo e sostituirli con quelli meno costosi", ha aggiunto, secondo quanto riporta Reuters.
Fonte: FTA Online