PIL cinese in rallentamento
Seduta molto difficile oggi per il settore lusso. Le azioni del comparto sono state vendute senza indugio dagli operatori in scia ai deludenti dati sulla crescita economica della Cina. Nella notte l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino ha infatti comunicato che nell'ultimo trimestre del 2023 il PIL ha fatto segnare una crescita del 5,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Il dato è migliore rispetto a quello del terzo trimestre, quando il progresso era stato pari al 4,9%, ma inferiore al +6,3% registrato nel secondo.
Gli elementi più significativi sono però altri due: la crescita è risultata inferiore al +5,3% del consensus; il dato relativo all'intero 2023, pari a +5,2% sul 2022, è il più basso dal 1990 escludendo il triennio 2020-2022 influenzato dall'effetto eccezionale della pandemia.
Pechino ha comunicato anche che l'anno scorso la popolazione del Paese ha fatto segnare il secondo calo consecutivo con -2,08 milioni di persone, dopo le -850 mila del 2022, la prima diminuzione dal 1961, ultimo anno della grande carestia 1959-1961.
I dati odierni fotografano una situazione preoccupante: il rimbalzo dal pantano degli anni del covid si è esaurito ben prima (e con dinamiche meno entusiasmanti) del previsto e l'economia della Cina sembra entrata nel 2024 con una tendenza all'ulteriore rallentamento.
Secondo alcuni osservatori Harry Murphy Cruise, economista di Moody's Analytics, questa situazione potrebbe indurre il governo cinese a introdurre nuove misure di sostegno alla congiuntura.
Il peso della Cina nel mercato del lusso
Al momento però lo scenario tende decisamente al brutto ed è questo il motivo che ha fatto scattare le vendite sui titoli del lusso, quelli europei in primis.
Quello del Paese asiatico è infatti un mercato molto importante per le aziende del settore: è secondo solo a quello americano. In base ai dati di Statista Market Insights nel 2022 i ricavi dalle vendite di beni di lusso negli USA si sono attestati a 69,5 miliardi di dollari, in Cina a 48,9 miliardi.
In terza posizione il Giappone con 26,4 miliardi. Le proiezioni al 2028 vedono gli Stati Uniti ancora in testa ma con un margine ridotto: 83,3 miliardi contro i 65,4 della Cina (Giappone 38,8).