La Secondary Market Directive (SMD) adottata nel novembre 2021 mira a promuovere lo sviluppo di mercati secondari per i crediti deteriorati all'interno dell'Unione Europea. La direttiva ha come obiettivo principale quello di eliminare gli ostacoli nazionali al trasferimento di tali crediti, noti come non-performing loans (Npl), e di rafforzare i meccanismi di tutela dei diritti dei debitori. L'Italia, pur essendo in ritardo rispetto alla scadenza di fine anno per l'adozione della direttiva, si prepara a farlo nei prossimi mesi. Il Dipartimento del Tesoro italiano ha lavorato su uno schema di decreto legislativo per attuare la direttiva, e lo ha sottoposto a consultazione pubblica fino al 29 febbraio. La nuova legislazione dovrebbe essere inserita nel Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia.
Tuttavia, secondo alcuni esperti del settore, l'attuazione proposta non avrebbe lo stesso effetto previsto dalla direttiva. La direttiva ha l'obiettivo di armonizzare il mercato unico, stabilendo norme comuni per i gestori e gli acquirenti di crediti deteriorati. Tuttavia, gli Stati membri hanno la possibilità di mantenere le proprie specificità regolamentari. L'Italia ha deciso di esercitare questa flessibilità, ma la sua scelta ha sollevato alcune preoccupazioni. In particolare, l'Italia ha deciso di limitare l'applicabilità della nuova normativa solo ai crediti in sofferenza (Npl), escludendo le inadempienze probabili (unlikely-to-pay, Utp). Questa scelta è stata giustificata con il fatto che gli Utp richiederebbero una gestione più attiva che spesso comporta l'erogazione di nuova finanza, un'attività riservata a banche e altri soggetti abilitati a concedere credito in Italia.
Tuttavia, non tutti concordano con questa interpretazione. Secondo Pietro Bellone, partner di Allen & Overy, sarebbe possibile includere gli Utp nella nuova normativa, a condizione che i finanziamenti a sostegno delle attività di impresa siano erogati solo da soggetti terzi autorizzati a erogare credito. Bellone evidenzia anche che la limitazione ai crediti in sofferenza restringe l'ambito di applicazione della nuova normativa. Allo stesso tempo, la proposta legislativa italiana prevede di estendere la definizione di originatori dei crediti in sofferenza anche ad altri soggetti abilitati a concedere finanziamenti. Bellone mette in guardia che questa definizione potrebbe includere anche i fondi di credito, che dovrebbero invece essere esclusi dalla normativa.
Inoltre, l'attuazione proposta prevede nuovi obblighi informativi per le società veicolo che acquistano i crediti in sofferenza, senza nessun vantaggio in termini di circolazione del credito. Vi sono anche preoccupazioni riguardo alle disposizioni sui gestori dei crediti, con la creazione di un nuovo registro per questi soggetti, sotto la supervisione della Banca d'Italia. Nel complesso, l'attuazione proposta dal Tesoro italiano, pur rispettando i limiti all'attività finanziaria del nostro paese, potrebbe non favorire lo sviluppo di un mercato secondario per gli Npl, e potrebbe addirittura ostacolarlo, imponendo ulteriori oneri informativi. Le osservazioni ricevute durante la consultazione pubblica evidenzieranno probabilmente queste criticità, e il Mef sarà chiamato a decidere se e come tenerne conto.
(Redazione)