Il governo lavora alla nuova Manovra finanziaria 2025. Allo studio dell’esecutivo nuove misure soprattutto per i lavoratori: si sta pensando ad un pacchetto di agevolazioni che potrebbero costare al governo circa 15 miliardi di euro.
In realtà l’esecutivo vorrebbe riconfermare alcune misure già poste in essere nella scorsa legge finanziaria come il taglio del cuneo fiscale e rendere strutturale il taglio delle aliquote Irpef.
Per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale, i membri dell’esecutivo sono al lavoro per riconfermare il taglio fino a 7 punti per le retribuzioni fino a 25.000 euro lordi annui e di 6 punti fino a 35.000 euro.
Un agevolazione che sta portando ad un aumento medio della busta paga di circa 100 euro mensili e che sta interessando circa 14 milioni di lavoratori dipendenti.
Tutto l’esecutivo è d’accordo sulla riconferma ma servono circa 9,4 miliardi di euro per la riconferma.
Altro nodo da sciogliere è legata alle aliquote Irpef. Dopo la rimodulazione del 2024 con il taglio da quattro a tre aliquote c’è chi vorrebbe rendere la misura strutturale con un ulteriore intervento aggiuntivo.
E’ la Lega a spingere verso un nuovo taglio delle percentuali: si vorrebbe infatti ridurla dal 35 al 33% l’aliquota Irpef intermedia, e non solo.
Vediamo nel dettaglio cosa potrebbe succedere all’Irpef nella prossima manovra 2025. Prima Però vi lasciamo al video YouTube di Pianeta Pensioni sui possibili aumenti delle pensioni dal 2025 e le novità Irpef 2025.
Irpef 2025, nuova rimodulazione e tagli: ecco cosa si prevede nella Manovra Finanziaria
Il Governo è al lavoro per la nuova manovra. La legge finanziaria 2025 dovrebbe, stando alle prime indiscrezioni trapelate introdurre nuovi tagli alle tasse soprattutto per il ceto medio e possibili modifiche alla Legge 104.
Si lavora, oltre alla riconferma del taglio al cuneo fiscale anche a rendere strutturale la riduzione delle aliquote Irpef con una possibile rimodulazione rispetto allo scorso anno.
l governo Meloni aveva già proceduto, infatti ad un taglio delle percentuali rispetto al 2023. Le aliquote in quell’anno erano:
- fino a 15.000 euro al 23%;
- da 15.000 fino a 28.000 euro al 25%;
- da 28.000 fino a 50.000 euro era fissata al 35%;
- oltre 50.000 euro era pari al 43%.
Nella scorsa manovra finanziari il governo ha attuato la riduzione da quattro a tre aliquote, rimodulando non soltanto le aliquote ma anche gli scaglioni Irpef.
La attuali aliquote sono:
- fino a 28.000 euro di reddito al 23%
- da 28.000 a 50.000 euro l’aliquota è del 35%
- oltre i 50.000 euro si paga il 43% di tasse
ed ora il governo vorrebbe rimodulare gli scaglioni. Nel dettaglio per il 2025 l’Irpef potrebbe essere riconfermata a tre scaglioni .
Nel dettaglio si prevede l'abbassamento dell’aliquota dal 35% al 33% per il secondo scaglione tra 28.000 e 50.000 euro ma si vorrebbe allargare l’ultimo scaglione portando il limite a 60.000 euro alla quale si applica l'aliquota maggiore del 43%.
Irpef 2025, per attuare le modifiche servono circa 4 miliardi di euro
Buoni propositi quelli annunciati dal governo che si scontrano con la dura realtà delle risorse a disposizione.
Il Viceministro dell’Economia Maurizio Leo, ha confermato che le due misure allo studio avrebbero come obiettivo quello di alleggerire il peso fiscale del ceto medio confermando gli sgravi IRPEF sui redditi più bassi.
Se dovrebbe passare il nuovo taglio questo dovrebbe coinvolgere circa 8 milioni di lavoratori, con un costo per il governo stimato tra i 2,5 miliardi e i 4.
Il provvedimento rientrerebbe infatti nella Legge di Bilancio ma le risorse a disposizione al momento sembrano molto ridotte. Il quadro delle risorse sarà più chiaro solo alla fine di ottobre, quando saranno noti i dati definitivi derivanti dal gettito del Concordato Preventivo Biennale.
Possibile anche la riconferma della detassazione al 5% dei premi di produttività
Intanto altre riconferme si prevedono all’orizzonte: una sarebbe relativa alla riconferma della tassazione al 5% per i premi di produttività entro i 3.000 euro d’importo, per redditi fino a 80mila euro che scade a fine anno.
Questa misura è infatti considerata prioritaria insieme a molti altri interventi a favore della genitorialità. Ma va detto anche che la misura sta funzionando.