Investimenti alternativi: come scegliere i vini
Sono sempre di più le persone che si avvicinano al mondo del vino e del whisky non sono in qualità di consumatori o appassionati ma anche nel ruolo di investitori.
Si tratta di due forme di investimento alternativo decisamente interessanti e che, negli ultimi anni, hanno garantito ritorni in termini di rendimento, di tutto rispetto.
Quali sono le caratteristiche che deve avere un vino affinché possa diventare, in prospettiva, un ottimo investimento? Ovvero, quali sono i parametri da non sottovalutare per non incorrere in scelte errate?
Un vino, per avere la possibilità di apprezzarsi, deve rispondere ad alcuni requisiti.
Innanzitutto, deve essere oggetto di produzione limitata: se vi è la possibilità che aumenti la superficie vitata, meglio lasciar perdere perché, aumentando la quantità di bottiglie in circolazione, diminuirebbe il prezzo di mercato.
Inoltre, deve avere una certa capacità di invecchiamento, nonché una continuità di consumo, soprattutto da parte del ceto più abbiente.
Investire nel vino: quale importo destinare?
Destinare cifre ridotte o elevate all’investimento nel vino?
In prima battuta, è bene ricordare come, gli investimenti alternativi, all’interno della pianificazione finanziaria del proprio portafoglio globale, vengano utilizzati al fine di migliorare la diversificazione dei propri asset.
Ciò significa che, normalmente, rispetto al complessivo, rivestono una percentuale non troppo elevata in termini di cifre investite.
Quando si acquistano bottiglie di vino, occorre pensare allo stoccaggio (e ai relativi costi) e al momento nel quale si venderanno (avendo quindi già in testa il profitto che si ritiene soddisfacente realizzare).
Nel momento della compera, inoltre, bisogna tener conto dell’Iva che, senza determinate condizioni, rischia di diventare un costo aggiuntivo totalmente non ammortizzabile.
Come fare quindi se non si ha la possibilità di scaricare l’Iva?
Fare consegnare i beni presso un magazzino doganale: in tal modo rimarranno esenti da dazi, tasse e Iva.
Non scordarsi mai, infine che, il vino deve essere valutato con un orizzonte temporale di medio/lungo periodo, ovvero almeno una decina d’anni.
Questo fattore va tenuto in considerazione quando si decide l’importo da investire.
Investire nel vino: i costi di conservazione
Come già accennato in precedenza, occorre mettere in preventivo anche i costi di conservazione delle bottiglie.
Il vino, infatti, va conservato in condizioni ottimali affinché possa mantenere, in primis, il proprio valore ed apprezzarsi nel tempo.
Temperatura, assenza di luce, umidità, sono parametri strettamente connessi al mondo enologico e che vanno attenzionati con cura.
Ecco perché, affidarsi a terzi (professionisti) può essere la soluzione ideale.
Conservare personalmente i vini implica tutta una serie di condizioni basilari a partire dalla cantina e dagli investimenti che occorrono per renderla adatta allo scopo.
Inoltre, vi sono i costi d’affitto (se la cantina non è di proprietà ma si preferisce prendere un magazzino), nonché quelli relativi all’energia elettrica, all’impianto di allarme, all’assicurazione e via dicendo.
Insomma, gli oneri, alla fine, possono avere una incidenza notevole ed andare ad inficiare quello che potrebbe essere il guadagno netto dell’investimento.