Metalli preziosi: l’importanza dei beni rifugio
Negli ultimi quindici mesi, si è molto dibattuto circa le performances del comparto dei metalli preziosi.
Certo, la maggior parte delle considerazioni riguardano o hanno riguardato oro, argento e forse platino; i metalli preziosi, però, non sono finiti lì.
C’è un mondo variegato e molto interessante in grado di offrire ottime alternative agli investitori.
La pandemia, il conflitto tra Ucraina e Russia hanno modificato le carte in tavola e anche le quotazioni dei vari elementi.
I prezzi, in molti casi, hanno raggiunto livelli davvero inimmaginabili a priori, a causa dell’elevata domanda del sistema produttivo e dalla offerta decisamente ridotta rispetto alla richiesta.
Le difficoltà anche logistiche di approvvigionamento, poi, hanno creato ulteriori tensioni, finendo per far schizzare i prezzi di taluni metalli e, conseguentemente, dei prodotti finiti con essi ottenuti.
In questo scenario, il palladio, materiale utilizzato soprattutto nell’industria automobilistica, ha vissuto una storia un po’ particolare.
Da essere considerato bene rifugio alla stregua se non addirittura più prezioso dell’oro, ad essere finito nel dimenticatoio.
Metalli preziosi: che fine ha fatto il palladio?
Intanto, occorre ricordare come il palladio non sia un elemento semplice da trovare in quantità elevate.
Anzi.
In seconda battuta, giova evidenziare come sia il prodotto secondario di estrazioni di nichel e platino, in maggior misura e che, fattore importantissimo, venga estratto soprattutto in Sud Africa e Russia.
Ecco che quindi, con le limitazioni poste al Paese di Putin da parte di una fetta consistente dell’economia mondiale e la fase congiunturale che ha risentito e risente di una consistente riduzione dei consumi, la domanda di palladio è risultata essere decisamente più bassa di quanto ci si aspettasse.
Da qui, il tonfo rispetto alle quotazioni raggiunte a marzo del 2022, ovvero poco più di un anno fa.
Allora, il riferimento di prezzo era intorno ai 3440 dollari per oncia.
Oggi, invece, la quotazione si aggira al di sotto dei 1.400 dollari per oncia.
Un crollo davvero repentino e doloroso.
Le prospettive, inoltre, non sono delle migliori.
Anzi: se nel breve potrebbe esserci una sorta di rimbalzo o comunque ripresa delle quotazioni, nel medio periodo, anche l’analisi tecnica non è particolarmente positiva sull’andamento dell’indice.
Come comportarsi quindi?
Investire in metalli preziosi: l’etf è la risposta?
Se si vuole diversificare il proprio portafoglio comprendendo una quota di investimenti in metalli preziosi, più che andare sul singolo elemento, può essere intelligente utilizzare gli etf tematici.
Si tratta di strumenti finanziari che consentono di investire le proprie risorse affidandosi ad un gestore che attua una ripartizione del rischio e persegue una politica gestionale fedele a quanto riportato sul regolamento dell’etf stesso.
Possono essere a gestione passiva o attiva a seconda che abbiano come obiettivo la replica di un benchmark o il fare meglio del benchmark stesso.
I costi sono solitamente contenuti e inferiori rispetto ad altri strumenti simili quali i fondi comuni di investimento.
Diversificando il patrimonio su più metalli, aree geografiche e tematiche, gli etf si pongono come interessanti opportunità nella costruzione del proprio asset globale di portafoglio.
Il tutto, ovviamente, deve sempre seguire il fil rouge della pianificazione finanziaria.