Inps: boom di contratti di lavoro nel 2023, saldo positivo di un milione

Redazione Traderlink Redazione Traderlink - 17/11/2023 10:55

Inps: boom di contratti di lavoro nel 2023, saldo positivo di un milione

Nel corso dei primi otto mesi del 2023, sono stati attivati oltre 5,77 milioni di nuovi contratti di lavoro, rispetto a 4,5 milioni che sono terminati. Ciò ha portato a un saldo positivo di quasi un milione di nuovi contratti di lavoro nel settore privato non agricolo, escludendo il lavoro domestico. Questi dati sono stati riportati dall'ultimo Osservatorio Inps sul precariato, che ha rilevato che quasi un terzo dei nuovi contratti sono a tempo indeterminato. Questo ha portato a un saldo positivo di 310.763 unità, un leggero aumento rispetto alle 272.811 dello stesso periodo del 2022. 

 

Nel periodo tra gennaio e agosto, sono state attivate 5.477.000 assunzioni dai datori di lavoro privati, una leggera diminuzione rispetto all'anno precedente (-0,8%), principalmente a causa del calo delle assunzioni a tempo indeterminato. Tuttavia, c'è stato un aumento dei contratti stabili grazie all'aumento delle trasformazioni contrattuali (517.000, +5% rispetto agli otto mesi del 2022) e alla diminuzione delle cessazioni di contratti a tempo indeterminato (-7%). Le cessazioni totali fino ad agosto 2023 sono state 4.509.000, una diminuzione rispetto all'anno precedente (-2%). Questo indica che le aziende stanno assumendo leggermente meno con contratti stabili, ma mantengono più personale rispetto all'anno scorso. Riguardo ai contratti incentivati, considerando sia le assunzioni che le variazioni contrattuali, si è registrato un calo del 2% nei primi otto mesi del 2023. Questo è principalmente dovuto al calo dei benefici contributivi totali per i giovani e le donne. 

 

Micaela Gelera, commissario straordinario dell'Inps, ha citato uno studio dell'Inps secondo il quale le donne che hanno avuto figli ricevono salari lordi annui inferiori del 53% rispetto alle donne senza figli, a 15 anni dalla maternità. Gelera ha sottolineato che le politiche volte a conciliare lavoro e famiglia, così come quelle a sostegno della famiglia, potrebbero contribuire a ridurre questo divario salariale. Questi dati provengono da una ricerca del progetto visitInps, basata su un campione di donne impiegate nel settore privato tra il 1985 e il 2016.

 

(Redazione)

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