L'inflazione percepita registrato per settembre 2023 è dell'11%, a fronte di un'inflazione reale del 5,3%, secondo gli ultimi dati ISTAT.
Non è assolutamente una buona notizia, soprattutto quando l'inflazione percepita risulta praticamente il doppio rispetto a quella reale.
È infatti più insidiosa, perché è quella che si sente ogni giorno andando a fare la spesa o a fare il pieno di carburante.
In pratica è quella che ti fa sentire di meno il tuo potere d'acquisto, ovvero la tua capacità di poter comprare beni e servizi.
E anche di poter affrontare la situazione, né di sapere come risolverla.
Anche la stessa Codacons Lombardia ha voluto precisare in un suo video questo aspetto.
Cos'è l'inflazione percepita
L'inflazione percepita è prima di tutto un'impressione, quella che le famiglie percepiscono quando acquistano ogni giorno beni e servizi.
Anche se si tratta di una misura statistica, calcolata secondo un apposito indice, in realtà descrive la percezione della società rispetto ai prezzi, non l'effettivo andamento.
Per il calcolo si fa riferimento alla differenza tra la proporzione degli intervistati, secondo cui il livello dei prezzi è aumentato, a quella di coloro che affermano sia rimasta costante.
Non si deve mai confondere con l'indice dei Prezzi al Consumo ISTAT, perché quest'ultimo è basato proprio su dati e cifre precise, oggettive.
Infatti, se l'inflazione reale descrive l'andamento effettivo dei prezzi nel corso del tempo, l'inflazione percepita descrive il sentimento della popolazione nei confronti di esso.
Non è pertanto un buon segno ritrovarsi con una percezione del caro vita praticamente il doppio di quella reale.
Perché dopo il consumatore tende a non comprare più, e ciò non va di certo a beneficio della filiera produttiva.
E questa è solo la punta dell'iceberg, perché il comportamento del consumatore non si limita solo all'acquisto, ma anche al modo con cui affrontare scenari inflattivi come questi.
Perché è peggiore dell'inflazione reale
L'inflazione registrata ogni mese dall'ISTAT indica un andamento dei prezzi che può essere dettato da congiunture economiche o geopolitiche.
Ad esempio, un aumento del costo della componente energetica può essere dettato dalle ultime disposizioni da parte di un fornitore straniero, come accaduto con Gazprom durante i periodi più accesi del conflitto russo-ucraino.
Nel caso dell'inflazione percepita, si tratta tutto di psicologia: quando vado al supermercato, il mio acquisto è determinato dai prezzi che vedo e su quanto penso di poter spendere.
Da una parte il fatto di comprare meno porta inevitabilmente alla riduzione dell'inflazione, e quindi al progressivo abbassamento dei prezzi.
Ma in realtà prima che questo avvenga le filiere legate alla produzione e alla distribuzione hanno già subito un notevole danno, in termini di mancate vendite e rifornimenti.
A sua volta, in un'ottica finanziaria, se l'inflazione è percepita troppo alta, gli investitori potrebbero sentirsi disincentivati a supportare economie compromesse da questo tipo di scenario.
Per non parlare delle iniziative governative volte a contrastare gli effetti nefasti dell'inflazione.
L'inflazione percepita danneggia le iniziative
In un recente sondaggio della Radar SWG, condotto tra il 2 e l'8 ottobre, si è voluto analizzare gli effetti del Patto Anti-Inflazione varata dal Governo Meloni.
Il risultato è probabilmente conseguenza dell'altissima inflazione percepita: il 73% degli intervistati hanno perplessità sull’efficacia dell’iniziativa.
Addirittura più del 25% non sembra interessato a cambiare le proprie abitudini di spesa a favore dei beni tutelati, e il 30% afferma che continuerà a fare la spesa al proprio supermercato di fiducia.
E questo nonostante il peso del carrello della spesa si sia ridotto, da +9,4% a +8,1%.
La psicologia del consumatore vince anche davanti ai dati ufficiali, altro motivo per cui la sola percezione dell'inflazione incide di più sul consumatore rispetto al dato ISTAT mensile.
E così anche la ricerca di soluzioni accettabili.
Sempre nel sondaggio il 73% degli intervistati propone di estendere questa iniziativa a tutti i negozi, e il 72% di reintrodurre la scala mobile su salari e pensioni.
Sono soluzioni che a livello percettivo potrebbero dare l'idea di funzionare, ma oggettivamente sono misure che sarebbero gravose, l'una per le filiere, l'altra per le casse dello Stato.