Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING, ci fornisce un'analisi dei dati di agosto sulla tendenza dell'inflazione. Questi dati mostrano segni di rallentamento dell'inflazione su una base ampia, che include anche l'inflazione di base. Questa tendenza dovrebbe continuare fino alla fine dell'anno, a un ritmo influenzato da effetti di base residui. La nostra previsione per un'inflazione armonizzata media rimane del 6,4% nel 2023.
Il declino è ancora guidato dall'energia, con un rallentamento sia nei beni che nei servizi. La stima preliminare dell'Istat sui prezzi al consumo di agosto conferma che l'inflazione è su un percorso di decelerazione solido. Questo è stato trainato principalmente dalla componente energetica non regolamentata, dai servizi ricreativi, dagli alimenti freschi, dai servizi di trasporto e dai beni durevoli. Questo è stato solo parzialmente compensato dai servizi abitativi e dai beni energetici regolamentati. Di conseguenza, l'inflazione acquisita per il 2023 è del 5,7%.
Anche l'inflazione di base, che esclude l'energia e gli alimenti freschi, ha mostrato segni incoraggianti, scendendo al 4,8% dal 5,2% di luglio. Questo riflette il rallentamento dei servizi, che non sono ancora stati influenzati dall'ultimo aumento dei salari orari.
Poiché la caduta dell'inflazione complessiva è ancora guidata dalla dinamica della componente energetica, dobbiamo essere consapevoli che gli effetti di base devono ancora manifestarsi come fattore di decelerazione. Tuttavia, indicatori come i prezzi delle importazioni e i prezzi alla produzione continuano a segnalare un'inflazione complessiva più morbida.
Tuttavia, il ritmo di questo declino dipenderà da una combinazione di fattori, tra cui la dinamica dei salari. Se gli indicatori dei prezzi inviano segnali positivi, altri indicatori provenienti dalle indagini economiche di agosto meritano attenzione. Per la prima volta da settembre 2022, il saldo delle intenzioni di prezzo delle imprese manifatturiere è aumentato ad agosto rispetto al mese precedente.
Questo è un segnale che non dovrebbe essere sottovalutato: l'attuale ritmo di decelerazione dell'inflazione, soprattutto a livello di base, non può essere dato per scontato. La variabile dei costi salariali avrà probabilmente un ruolo importante in questo contesto. Da questo punto di vista, le indicazioni sono contrastanti.
I dati sul mercato del lavoro di luglio offrono qualche spunto in questo senso. Per la prima volta negli ultimi otto mesi, l'occupazione è diminuita rispetto al mese precedente e il tasso di disoccupazione è salito al 7,6% (dal 7,4% di giugno). Questo potrebbe suggerire che il mercato del lavoro italiano stia cominciando a rispondere, seppure con ritardo, agli sviluppi economici.
Dopo la pubblicazione dei dati sull'inflazione di oggi, confermiamo la nostra previsione di inflazione media IAPC per il 2023 al 6,4% a/a.
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