In Italia manca la soddisfazione per il proprio lavoro: stress e stipendi insufficienti i principali complici

News Traderlink News Traderlink - 05/10/2023 11:00

In Italia manca la soddisfazione per il proprio lavoro: stress e stipendi insufficienti i principali complici

Un recente studio condotto da Maw, un'agenzia per il lavoro, ha rivelato che solo il 30% dei lavoratori italiani è soddisfatto del proprio equilibrio tra lavoro e vita privata. Questa statistica esprime un cambiamento di mentalità tra gli italiani, con la sopravvivenza e il benessere personale che ora prevalgono sul desiderio di avanzamento di carriera. Inoltre, l'indagine ha evidenziato l'impatto significativo che l'onere fiscale ha su questa percezione. 

Il governo sta pianificando di attenuare questo effetto riducendo il cuneo fiscale e alleggerendo l'IRPEF. Tuttavia, la discrepanza tra la domanda e l'offerta di lavoro rimane alta, generando preoccupazioni che vanno oltre le cifre stesse. 

GoodHabitz, una piattaforma di formazione aziendale, ha riportato che "il 70% dei lavoratori in Italia soffre di stress e burnout". Questo dato indica che un lavoratore su due in Italia deve confrontarsi non solo con un eccessivo carico di lavoro, spesso sproporzionato rispetto al tempo a disposizione, ma anche con conseguenti problemi di salute mentale. 

Mancanza di soddisfazione nel lavoro e stipendi insufficienti sembrano essere i problemi più rilevanti, con il 70% degli italiani che ne soffrono. Questi risultati emergono da uno studio di Maw che ha coinvolto un campione di 2600 persone. 

Inoltre la recente decisione della Corte di Cassazione potrebbe complicare i piani del governo Meloni riguardanti la controversa questione del salario minimo. Questa decisione è stata definita "storica" dalle opposizioni. 

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso che coinvolge l'articolo 36 della Costituzione. Il caso riguarda un dipendente di una cooperativa che lavora come vigilante in un supermercato e che sostiene che il suo salario non rispetta le condizioni previste dall'articolo 36 della Costituzione, che garantisce un salario sufficiente per una vita "libera e dignitosa". Secondo i giudici, l'articolo 36 prevale sul contratto collettivo nazionale del lavoratore. 

Ciò implica che il contratto collettivo nazionale, nel caso specifico quello dei Servizi Fiduciari, non può comportare una riduzione del salario a un livello inadeguato o una pratica di dumping salariale. Questo punto è stato sottolineato da Marco Grimaldi, vice capogruppo dell'Alleanza Verdi Sinistra. 

La questione del salario minimo è molto dibattuta nel contesto politico attuale, soprattutto dopo l'abolizione del Reddito di Cittadinanza da parte del governo Meloni. Nonostante diversi incontri, il premier si è sempre espresso contro questo provvedimento. In agosto, ha proposto di coinvolgere il Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) per trovare una soluzione condivisa. D'altra parte, la decisione della Corte di Cassazione, che ha annullato quella della Corte d'Appello, è stata accolta con entusiasmo dalle opposizioni. Elly Schlein, segretario del PD, ha dichiarato che si tratta di una "sentenza storica" che sottolinea l'importanza e l'urgenza di istituire un salario minimo adeguato, in accordo con i principi costituzionali. 

Per Grimaldi, è la prima volta che un dibattito di tale portata arriva al terzo grado di giudizio e che la Corte di Cassazione si esprime sulla questione della "povertà nonostante il lavoro". Secondo Grimaldi, il governo non può più ignorare questo problema. Carlo Calenda di Azione ha accolto con favore la decisione, affermando che "la Cassazione è arrivata dove il governo ha esitato" e ha lanciato un appello urgente: "Basta ritardi: dimostriamo che anche la politica riconosce che il diritto a un salario dignitoso è garantito dalla Costituzione".

 

(Redazione)

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