Guerra e investimenti: cosa sta succedendo
Oltre a determinare conseguenze drammatiche per l’umanità e per i luoghi nei quali si svolgono i conflitti, le guerre portano anche implicazioni rilevanti per ciò che concerne il mondo finanziario e degli investimenti.
Ovviamente, sotto questo punto di vista, le implicazioni e le considerazioni sono differenti, basandosi meramente su un approccio legato al denaro, alle conseguenze che potranno esserci per i mercati e al rapporto rischio/opportunità dei singoli strumenti finanziari.
Quali sono le principali variabili e fattori da tenere in considerazione in questi frangenti?
La situazione geo politica, l’andamento del prezzo del petrolio, la possibile corsa dei risparmiatori a quelli che sono considerati beni rifugio.
Nello specifico, poi, occorre rilevare come, i mercati, abbiano uno sguardo rivolto più al lungo che al breve termine.
Prova ne è il fatto che, immediatamente dopo l’attacco di Hamas ad Israele, le borse non hanno subito crolli repentini.
Piuttosto, occorre notare come, sin da subito, il prezzo del petrolio sia salito, così come il valore del dollaro (bene rifugio) e dell’oro (altro bene rifugio).
Guerra e mercati: le variabili da considerare
Ciò che i mercati guardano è, come già evidenziato, l’impatto che questo conflitto potrà avere nel lungo periodo e, soprattutto, quali potranno essere le conseguenze a livello geo politico.
Lo scenario, infatti, può mutare radicalmente a seconda che si prenda in considerazione una risoluzione breve del conflitto piuttosto che un coinvolgimento di altri Stati che possa invece portare la guerra ad estendersi e ad ampliare sia il raggio d’azione che il numero dei contendenti.
L'evento, infatti, dall’essere geo localizzato in un’area circoscritta, potrebbe espandersi a macchia d’olio con pesanti ripercussioni per l’economia globale.
Allo stesso tempo, queste dinamiche, potrebbero avere un impatto consistente anche sulla produzione di barili e quindi sul prezzo del petrolio.
Ciò determinerebbe ripercussioni sul tasso di inflazione e, a cascata, sulla ripresa dei consumi.
Da mettere in evidenza, poi, il ruolo dei cosiddetti beni rifugio, come il dollaro e l’oro.
Si ricordano, nel passato, occasioni nelle quali l’oro, in presenza di conflitti duraturi, abbia portato a casa guadagni intorno al 50% in soli dodici mesi.
Guerra e investimenti: le prospettive per i risparmiatori
I risparmiatori si trovano dinanzi al classico bivio, non potendo sapere quale sarà l’evoluzione del conflitto e quali le tempistiche dello stesso.
In questi casi, più che scommettere su una posizione piuttosto che sull’altra, può essere utile ragionare a mente fredda e cercare di mantenere una collocazione più neutrale possibile rispetto al corso degli eventi.
Cosa significa?
Innanzitutto, è necessario essere coerenti con la propria pianificazione finanziaria e quindi mantenersi ben focalizzati su di essa.
In seconda battuta, puntare sulla diversificazione del portafoglio, tenendo in sostanza in piedi tutte le ipotesi plausibili, potrebbe permettere di affrontare al meglio la situazione (ed uscirne quanto più indenni possibile).