Il 2022 è stato una specie di anno spartiacque in quanto ha sdoganato alcune delle certezze più comuni in ambito finanziario. Occorre fare tesoro di quanto è accaduto lo scorso anno per pianificare al meglio le mosse future.
Una delle prime scelte riguarda la possibilità di agire di testa propria o affidarsi ad un gestore professionale.
Vediamo quali sono le alternative a disposizione.
Gestioni patrimoniali: cosa sono
Nel momento in cui si ha a disposizione una somma interessante e si sceglie di affidarsi ad un gestore che esercita l’attività di mestiere, si hanno diverse opzioni da prendere in considerazione.
La gestione patrimoniale, tra le possibilità offerte dal mercato, è sicuramente quella che presenta il più alto livello di personalizzazione e adattamento alle esigenze del cliente.
Di che cosa si tratta esattamente?
Sottoscrivendo un contratto di gestione patrimoniale, il cliente affida ad un soggetto autorizzato la gestione dei propri risparmi secondo i paletti fissati nel contratto stesso.
Quindi, per essere chiari, dopo aver fissato i limiti entro i quali si deve muovere, il gestore, nelle scelte d’investimento, diventa autonomo. In pratica, l’unico vincolo che ha il gestore stesso, è quello di rispettare i limiti che il mandato prevede,
Come muoversi, quali operazioni fare o non fare, sono scelte che spettano esclusivamente al gestore che, per tale attività, viene remunerato tramite una commissione.
E se il cliente non è soddisfatto? Può chiedere la modifica dei termini dell’accordo cambiando modalità di gestione oppure può revocare il mandato chiedendo che gli venga messo a disposizione il controvalore se non gli stessi titoli che fanno parte della gestione stessa.
Fondi comuni: l’alternativa più comune
I fondi comuni di investimento rappresentano uno degli strumenti più utilizzati per l’allocazione del patrimonio finanziario personale.
A differenza delle gestioni patrimoniali, nei fondi comuni viene meno il concetto di personalizzazione.
Infatti, coloro che accedono ad un singolo fondo, entrano a far parte di una grande famiglia, all’interno della quale tutti sono uguali.
Rimane invece saldo il principio dell’affidarsi ad un gestore professionale quale è appunto, il soggetto che governa il fondo stesso.
Per questa attività, il gestore del fondo viene remunerato tramite una commissione che, a seconda del momento in cui viene percepita, può essere una commissione d’ingresso, di gestione o performance, di extra performance (se il gestore fa meglio del benchmark di riferimento) o d’uscita (in casi più rari).
All’interno del fondo, le strategie di investimento spettano sempre e solo al gestore.
Viene meno quindi il rapporto di mandato e di personalizzazione, o, per meglio dire, in un certo senso, queste peculiarità vengono inglobate nelle scelte iniziali del risparmiatore che, optando per un fondo piuttosto che un altro, fornisce la direzione da seguire.
Etf: qualità a costi ridotti
Una ulteriore possibilità per investire il proprio denaro affidandosi ad un gestore professionale, è quella offerta dagli Etf.
Gli Exchange Traded Funds, altro non sono che fondi o Sicav negoziati sul listino azionario come le classiche azioni.
Possono essere collegati ad indici, mercati, settori e via dicendo.
La peculiarità fondamentale è quella di essere accessibili a tutti anche e soprattutto per le basse commissioni che prevedono: tra le tre forme sin qui trattate, infatti, gli Etf sono quelli che presentano i costi inferiori.
Normalmente, questi strumenti finanziari attuano un tipo di gestione passiva in quanto hanno come obiettivo quello di replicare il loro benchmark di riferimento; tuttavia, sono presenti sul mercato anche Etf a gestione attiva, la cui “mission” invece, è quella di fare meglio del mercato.
Anche nel caso degli Etf, viene meno la personalizzazione del rapporto tra gestore e investitore, così come non vi è alcun mandato a suggellare la relazione professionale tra i due soggetti.