La recessione era data per certa
Contrariamente a quanto pronosticato dalle moltissime Cassandre in circolazione (in realtà parliamo della quasi totalità di analisti ed economisti) la recessione non è arrivata, e con ogni probabilità non si farà vedere.
A dire il vero il contesto sembrava dare ampio supporto alla previsione negativa: in passato manovre restrittive così ampie e rapide da parte della Federal Reserve non avevano lasciato scampo alla congiuntura, finendo per mandare sotto zero il tasso di crescita sequenziale del PIL per due trimestri consecutivi, circostanza che definisce una recessione tecnica.
Inflazione quasi sotto controllo, crescita e occupazione ok
Sorprendentemente invece il rialzo da oltre cinque punti percentuali operato dalla Federal Reserve tra marzo 2022 e luglio 2023 ha costretto l'inflazione a ripiegare precipitosamente ma senza spiacevoli effetti collaterali sulla crescita economica.
L'indice PCE core (Personal Consumption Expenditures al netto dei capitoli cibo ed energia, l'indicatore preferito dalla Fed per fissare il target di inflazione) è sceso dal +5,3% a/a di marzo 2022 al +2,9% di dicembre 2023, ultimo dato disponibile. Non siamo ancora al 2%, obiettivo di lungo periodo della banca centrale americana: c'è incertezza sulla tempistica e qualche elemento di instabilità geopolitica ma la strada sembra segnata.
Di contro la crescita del PIL resta in ampio territorio positivo: +3,3% t/t annualizzato nell'ultimo trimestre 2023 in base alla prima stima comunicata a fine gennaio dal Bureau of Economic Analysis.
E anche il tasso di disoccupazione (l'altro obiettivo principale della Federal Reserve, oltre all'inflazione) si conferma su livelli storicamente molto bassi: 3,7% a gennaio. Missione quasi compiuta quindi.
Goldman Sachs alza target S&P 500, bene soprattutto le 7 big
Si è pertanto creato un ecosistema decisamente propizio per le società americane.
Non è un caso se nel fine settimana Goldman Sachs ha incrementato, per la seconda volta in due mesi, la previsione sul livello dell'indice S&P 500 portandola da 5100 a 5200 punti (a dicembre l'aveva portata da 4700 a 5100, attualmente l'indice oscilla in area 5 mila). Secondo gli analisti della banca americana lo scenario per gli utili delle principali società USA è migliorato grazie a previsioni per una robusta crescita dell'economia mondiale e un leggero indebolimento del dollaro.
A beneficiare della situazione saranno soprattutto le "magnifiche 7": Apple, Microsoft, Google (Alphabet), Amazon, Nvidia, Meta e Tesla.
Nel resto del listino i bancari potrebbero essere penalizzati dal taglio dei tassi (riduzione del margine) mentre le major petrolifere potranno soffrire per e il calo del prezzo del greggio.