Segnali di forza dagli USA
L'euro perde ulteriore terreno contro dollaro: la moneta unica scivola sui minimi dal 12 dicembre dopo i dati USA di questo pomeriggio e le previsioni OCSE. L'indice dei responsabili degli acquisti dei gruppi attivi nel settore servizi elaborato e pubblicato dall'Institute for Supply Management (ISM) a gennaio è scattato sui 53,4 punti, meglio delle attese e sopra la soglia dei 50 punti (confine tra decrescita e crescita) per il tredicesimo mese consecutivo.
Il dato segue quello manifatturiero della scorsa settimana (dello stesso tenore) e soprattutto i nuovi lavoratori dipendenti nei settori non agricoli di venerdì.
La Fed agirà prima della BCE
I numeri parlano chiaro: talmente chiaro che il mercato obbligazionario è stato infine costretto a cedere e abbandonare lo scenario secondo cui la Federal Reserve sarebbe stata costretta a avviare la fase accomodante a marzo con un taglio di 25 bp al tasso dei Fed funds nella riunione del FOMC in programma il 19-20 marzo.
La prima mossa è ora attesa a inizio maggio, all'incirca come quella della BCE, nonostante le affermazioni di Christine Lagarde a Davos: la presidente dell'Eurotower ha ipotizzato l'estate come momento buono per l'avvio della flessione dei tassi.
Come mai così in là nel tempo: secondo alcune fonti interne sentite da Reuters la chiave di lettura è data dalle preoccupazioni della BCE sull'inflazione da salari.
I banchieri centrali si muoveranno solo dopo aver visionato i dati sulle retribuzioni contrattuali del primo trimestre disponibili a giugno.
L'OCSE ci mette il carico
L'esuberanza dell'economia USA ha causato un progressivo indebolimento dell'euro contro il dollaro, tendenza che si è acuita oggi non solo per il dato ISM ma anche per le previsioni macro dell'OCSE.
L'organizzazione con sede a Parigi ha migliorato al 2,9% la crescita del PIL mondiale 2024 dal +2,7% indicati a novembre.
Gran parte del merito della revisione è della locomotiva USA, passata dal +1,5% di novembre a +2,1%. Prospettive opposte per l'eurozona che partiva dal già modesto +0,9% stimato a novembre e che oggi è stato portato a +0,6%.
Non solo: l'OCSE ha anche peggiorato la previsione 2015 da +1,5% a +1,3%, stabile quella globale (+3%) e degli USA (+1,7%).