Il sistema finanziario italiano ha registrato una significativa diminuzione dell'esposizione ai derivati, con una riduzione complessiva di quasi il 40% dal 2019 al 2023. Mentre lo Stato centrale ha praticamente azzerato il rischio derivante dai derivati (-98%), le imprese sono ora esposte a una mina da 22 miliardi di euro sui loro bilanci. Le banche hanno ridotto le potenziali perdite di oltre 76 miliardi (-35%), mentre il settore pubblico ha abbassato i rischi di quasi 66 miliardi (-29%).
Al contrario, l'esposizione delle imprese è cresciuta del 71%, passando da 13 miliardi a 22 miliardi. Questo aumento ha generato una potenziale perdita di oltre 9 miliardi durante la pandemia da Covid, derivante dalla sottoscrizione di prodotti finanziari derivati. Mentre lo Stato centrale e gli enti locali hanno gestito con attenzione la finanza pubblica, le imprese sono state influenzate da consigli spesso inappropriati, causati da conflitti d'interesse.
Il Centro studi di Unimpresa ha elaborato dati statistici della Banca d'Italia, mostrando che il totale delle perdite potenziali derivanti dai derivati ammontava a 162,9 miliardi alla fine del 2023. Le imprese rappresentavano 21,9 miliardi di questa cifra, mentre le banche erano esposte per 137,8 miliardi. Le assicurazioni, le famiglie, lo Stato centrale e gli enti locali avevano anch'essi esposizioni significative.
Nel dettaglio, le imprese hanno registrato un aumento delle passività derivanti dai derivati, passando da 12,8 miliardi nel 2019 a 21,9 miliardi nel 2023, con un incremento del 70,86%. Le assicurazioni e le famiglie hanno registrato aumenti ancora più significativi, mentre banche e pubblica amministrazione hanno ridotto drasticamente i rischi derivanti dai derivati.
In sintesi, l'esposizione complessiva del "sistema Italia" ai derivati è stata ridotta di 97,1 miliardi (-37,34%) dal 2019 al 2023, evidenziando una tendenza positiva nella gestione dei rischi finanziari nel Paese.
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