Da grandi investitori rischio per eredità di Warren Buffett

17/05/2022 08:00

Da grandi investitori rischio per eredità di Warren Buffett

Una vera e propria rivoluzione si sta compiendo in Berkshire Hathaway, mentre la conglomerata del Nebraska è giocoforza costretta a pensare al suo futuro con Warren Buffett che in agosto compierà 92 anni (il suo fidato vice Charlie Munger ne ha già fatti 98 in gennaio).
Senza molti clamori, però, Berkshire ha già vissuto un cambiamento radicale, come scrive Lawrence Cunningham su MarketWatch, con i grandi fondi istituzionali che hanno già un peso rilevante nell'azionariato.

Grandi investitori che mettono a rischio la stessa eredità dell'Oracolo di Omaha.

Dai grandi investitori rischio per la stessa eredità di Buffett

Buffett, ricorda Cunningham (docente alla George Washington University ed editore di The Essays of Warren Buffett: Lessons for Corporate America), ha trascorso la sua vita a coltivare una base di azionisti di alta qualità, prevalentemente individui e famiglie che condividevano le sue opinioni specifiche sulla vita aziendale.

Sposavano pratiche insolite per la Corporate America, come avere un board di uomini d'affari intelligenti e a conoscenza dell'azienda, dare ai manager un'autonomia straordinaria, mantenere per sempre le società acquisite e reinvestire tutto il capitale invece di staccare cedole.

Grandi investitori non sposano filosofia di Buffett in Berkshire

Buffett ha preparato per tempo Berkshire per quando lui non ci sarà più.

Il 32% di diritti di voto che controlla verranno trasferiti nell'arco di dodici anni a società no-profit che però alla fine li rivenderanno sul libero mercato. Il problema è che l'azionariato di Berkshire è già cambiato e di molto negli ultimi anni e il trasferimento dei diritti di voto oggi di Buffett metterebbe il controllo nelle mani di asset manager la cui "indifferenza o ignoranza" rischia di uccidere la Berkshire oggi conosciuta.

Berkshire ha ancora molti soci che condividono la cultura dell'azienda, ma gran parte dell'azionariato include oggi gestori patrimoniali istituzionali che non fanno certo stock picking, ma investono (e votano) in modo formale.

Cultura partnership di Buffett a rischio nel futuro di Berkshire

Un segnale in tal senso è già arrivato in occasione dell'ultima assemblea degli azionisti, tenutasi lo scorso 30 aprile (per la prima volta in presenza dal 2019 dopo lo stop dovuto alla pandemia di coronavirus).

Tra le proposte sottoposte al voto c'è stata anche la separazione delle cariche di chief executive e chairman, entrambe ricoperte da Buffett. "Gli asset manager adorano queste regole universali semplicistiche", scrive Cunningham. Tuttavia la proposta ha violato la cultura di partnership basata sulla fiducia di Berkshire.
"Avrebbe dovuto ottenere zero voti", dice ancora Cunningham, ma è stata approvata circa dal 20% del capitale non controllato direttamente da Buffett. Siamo ben lontani da una maggioranza ma "per un'azienda che scommette il proprio futuro sui suoi azionisti questa è una preoccupazione esistenziale", conclude Cunningham.

Fonte: FTA Online

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