Consiglio Europeo, le raccomandazioni specifiche all'Italia

17/07/2024 18:01

Consiglio Europeo, le raccomandazioni specifiche all'Italia

I piani dovranno arrivare entro l'autunno

Ieri il Consiglio Europeo ha approvato le raccomandazioni specifiche riguardo le politiche economiche, sociali, occupazionali, strutturali e di bilancio di ogni Paese membro dell'Unione.
Si tratta di un passaggio del processo del Semestre Europeo che permette agli Stati di coordinare le loro iniziative in campo economico.

Dato che dal 30 aprile è in vigore la nuova organizzazione di governance economica, i Paesi membri dovranno approntare i piani fiscali strutturali di medio termine entro l'autunno, evidenziando i sentieri di spesa, nonché gli investimenti e le riforme prioritarie.

Le raccomandazioni specifiche forniscono una traccia su riforme e investimenti che gli Stati dovrebbero inserire nei loro piani, soprattutto nel caso in cui fossero intenzionati ad allungare il periodo di aggiustamento fiscale da quattro a sette anni.

Le raccomandazioni all'Italia: le politiche di bilancio

Per l'Italia il Consiglio Europeo raccomanda in primis di inviare il piano fiscale-strutturale di medio termine con puntualità; limitare la crescita della spesa netta 2025 a un tasso coerente con una credibile traiettoria di riduzione del debito pubblico nel medio termine e di rientro del deficit verso il 3% del PIL; adoperarsi affinché il sistema fiscale possa agevolare la crescita, con particolare attenzione alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, il taglio delle spese correnti e l'aggiornamento del Catasto.

Migliorare la gestione dei fondi europei

In secondo luogo si raccomanda di rafforzare la struttura amministrativa per gestire i fondi europei, accelerare gli investimenti e sostenere la messa a terra delle riforme; affrontare in modo risolutivo le sfide poste dall'applicazione del PNRR, assicurando il completamento di riforme e investimenti entro il termine dell'agosto 2026.

I problemi dell'occupazione

In terzo luogo si raccomanda, al fine di limitare gli effetti sulla crescita potenziale, di contrastare il negativo trend demografico con l'ingresso e la stabilizzazione di lavoratori con adeguate competenze, e affrontare le problematiche del mercato del lavoro, in particolare quelle relative alle donne, ai giovani e al lavoro sottopagato.

La strategia di sviluppo industriale

Infine il richiamo a definire una strategia di sviluppo industriale per ridurre gli ostacoli territoriali mediante progetti infrastrutturali e catene di valore strategiche; affrontare gli ostacoli alla concorrenza soprattutto nei settori delle vendite al dettaglio, nelle libere professioni e nelle ferrovie.

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