Gli attuali timori di un rallentamento della crescita economica in Cina hanno sollevato numerose domande.
Cina e la "giapponesizzazione".
Tra queste, si chiede se il Paese asiatico si trovi sulla stessa traiettoria che ha portato il Giappone a un lungo periodo di stagnazione economica, noto come "giapponesizzazione". Tale termine identifica una fase prolungata di deflazione, lento sviluppo economico, crisi immobiliare e stress finanziario.
Sebbene la Cina possa non essere in una situazione così critica, la scarsa fiducia e gli investimenti, uniti ai deboli incentivi, potrebbero generare un eccesso di capacità e una diminuzione delle aspettative, simili a quelli che hanno scatenato la spirale discendente del Giappone. Le analisi fino ad ora condotte hanno posto l'accento su aspetti come i problemi demografici e la crisi immobiliare, tralasciando fattori come gli investimenti, la produttività, gli incentivi e le aspettative.
Secondo gli analisti di Capital Group Il caso del Giappone può essere suddiviso in tre fasi, che possono essere confrontate con la situazione cinese.
Le 3 fasi dell'economia giapponese
Prima fase: rallentamento della crescita a lungo termine. In Giappone, dagli anni '80, vari fattori hanno frenato la crescita a lungo termine, tra cui le relazioni commerciali con gli USA e una drastica riduzione della produttività. Attualmente, la Cina sembra in una posizione migliore, con una crescita a lungo termine in rallentamento, ma non così marcato.
Negli anni '70 e '80, la crescita economica del Giappone ha subito un rallentamento, interrompendo gli investimenti e provocando una decelerazione della crescita globale. In Cina, gli investimenti rappresentano ancora circa il 45% del PIL, e questa percentuale non sembra destinata a diminuire rapidamente.
Seconda fase: la lenta ripresa che genera un eccesso di capacità. La lenta fase di ripresa del Giappone ha creato un eccesso di capacità e una persistente deflazione. In Cina, nonostante gli squilibri possano non essere così gravi, la scarsa fiducia e gli investimenti potrebbero creare condizioni analoghe.
Infine, la terza fase: il lento recupero che provoca danni a lungo termine e una diminuzione delle aspettative. In Giappone, il lento recupero ha portato a un calo delle aspettative e della produttività, contribuendo a rallentare ulteriormente la crescita e favorire la deflazione. In Cina, le cosiddette "aziende zombie", ovvero quelle che sopravvivono grazie a prestiti nonostante non siano più economicamente competitive, stanno aumentando, sebbene siano meno numerose rispetto al Giappone degli anni '90.
Conclusioni
In conclusione, secondo Capital Group, i prossimi mesi saranno determinanti per capire se la Cina ha appreso la lezione dall'esperienza del Giappone o se è già in cammino verso una "cinesizzazione" simile. Se vuole evitare tale scenario, il Paese dovrà puntare sulla produttività economica, sull'innovazione, sulle riforme e sul miglioramento della fiducia di famiglie e imprese.
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(Redazione)