Calo del 10% per Alibaba a Hong Kong: svalutazione da 20 miliardi di dollari

Alibaba, il gigante cinese dell'e-commerce, ha subito un duro colpo con un calo del 10% a Hong Kong, portando con sé una svalutazione di 20 miliardi di dollari. Il mercato asiatico ha risentito di questa caduta, con un calo generale del 2,1%. Questa situazione è la conseguenza di una serie di eventi negativi. Il terzo trimestre dell'anno si è chiuso con risultati inferiori alle aspettative: ricavi per 31 miliardi e utili per 3,9 miliardi. 

Ma la vera sorpresa è stata l'annullamento del piano di riorganizzazione, annunciato solo a marzo. Questo prevedeva di dividere Alibaba in sei società separate per valorizzare le diverse attività del colosso cinese, tra cui logistica, cloud e supermercati. Tuttavia, le aspettative di un possibile scorporo e quotazione in Borsa di queste divisioni sono state deluse. Alibaba ha annunciato il posticipo della quotazione dei supermercati Freshippo a causa delle "condizioni di mercato avverse" e ha cancellato lo scorporo del settore cloud. Quest'ultimo, secondo gli analisti, avrebbe potuto raggiungere un valore di 41 miliardi di dollari in Borsa. Il rinvio della quotazione del cloud è stato giustificato con la guerra dei chip tra Cina e Stati Uniti. Tale situazione ha creato un livello di incertezza tale da sconsigliare la divisione dell'azienda. Tra l'altro, nei mesi estivi la divisione cloud ha subito un rallentamento della crescita, con un aumento del fatturato del solo 3%. 

Infine, la notizia della vendita di 10 milioni di azioni da parte del trust della famiglia di Jack Ma, co-fondatore di Alibaba, per un valore di circa 840 milioni di dollari, ha ulteriormente depresso il titolo. Quest'ultima, di certo, non mostra fiducia nel gigante cinese da parte degli investitori. La società, una volta temuta concorrente di Amazon, ha perso smalto a causa dei sospetti del governo cinese nei suoi confronti. Ciò ha portato all'allontanamento di Jack Ma e altri manager importanti, come Daniel Zhang, responsabile del cloud, dimessosi proprio quando avrebbe dovuto diventare amministratore delegato della nuova divisione.

(Redazione)