“Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio, e le partite di calcio come se fossero guerre”. Parola di Winston Churchill che dell’Italia in quegli anni non aveva una grande opinione. Il Regno Unito, a differenza che nella prima guerra mondiale, nella seconda bloccò il campionato, salvo poi fare qualche concessione.
Anche oggi i grandi investitori nel calcio italiano capiscono sicuramente l’importanza delle attività che maneggiano.
Senza dubbio è tanto una questione di soldi, ma forse è una questione di soldi anche perché c’è pure tanto altro.
Serie A, un campionato da un miliardo di euro?
Circa un miliardo di euro all’anno.
Possibile che la Serie A italiana riesca a raggiungere questa cifra? L’obiettivo di chi fa il banco, ossia la Lega della serie A guidata dall’amministratore delegato Luigi De Siervo è quello:
Il calcio italiano ha stabilito il proprio record di squadre presenti nelle semifinali delle Coppe Europee, è un risultato storico che ci godiamo con soddisfazione, facendo i complimenti a tutti i club, compreso il Napoli sapendo che già l’urna dei quarti avrebbe escluso una nostra formazione
Ovviamente chi quei soldi li deve cacciare, ossia le piattaforme di streaming o le tv in chiaro, la vede diversamente e vorrebbe uno sconto importante.
Il solito mercato insomma.
Se non fosse che ci sono tante novità nel calcio e fuori dal campo.
Al record di cinque squadre italiane in semifinali UE si oppone l’ennesimo danno di immagine dal caso Juventus. Il campionato quest’anno potrebbe essere vinto da un Napoli al primo scudetto dal 1990 e questo rende tutto più vivace oltre gli scandali.
Ma al tempo stesso il rapporto tra finanza e pallone, plusvalenze sui giocatori e risultati di torneo appare irrisolto.
Calcio, a maggio “il bando più difficile di sempre”
Quando si devono spendere centinaia di milioni, si fanno tanti calcoli.
Ora secondo i rumors riportati da la Repubblica appena ieri, si potrebbe montare un dominio condiviso – nel senso di una “co-esclusiva” - di DAZN e Sky.
Con l’aggiunta per una quota molto più piccola di un altro operatore.
Questa partita economica appare però nettamente più difficile del passato. Lo stesso De Siervo ha affermato che nessuno sembra disposto a spendere i 927 milioni di euro dell’ultimo triennio.
Quindi il prossimo bando di maggio della Lega di Serie A dovrà inventarsi qualcosa.
Per esempio spalmare i circa 900 milioni sperati tra Dazn e Sky e inventarsi poi una spesa specifica per la seconda partita più attesa di ogni domenica che potrebbe andare a un terzo operatore - per un centinaio di milioni - magari Amazon o Mediaset.
Per indorare ancora la pillola si potrebbe passare da un contratto di 3 anni a uno di 5 anni.
Quindi consentire agli investitori di avere più tempo per recuperare. Si parla già di “bando matrioska” perché ogni pacchetto avrebbe varie proposte.
Calcio: il pasticciaccio di TIM e Dazn
A mettere in guardia, squadre, autorità varie e soprattutto tifosi e consumatori è il pasticciaccio di TIM e Dazn, che ha avuto anche seguiti non da poco nelle cronache finanziarie.
Nel 2021 infatti Dazn si è aggiudicata per 2,5 miliardi di euro tre stagioni di serie A (2021-2024), per un totale quindi di 840 milioni l’anno. Subito dopo TIM ha stretto con Dazn un accordo per diventare operatore di telefonia e pay tv di riferimento.
In pratica TIM deve pagare 340 milioni euro l’anno a Dazn.
L’obiettivo è trascinare su TIM Vision un gran pubblico di tifosi, ma si rivela un disastro, dal punto di vista commerciale e persino concorrenziale.
Tanto che l’Antitrust avvia un’istruttoria che – a quanto risulta – dovrebbe concludersi proprio a fine giugno.
Serie A, il nuovo puzzle e il modello inglese
Per difendere l’obiettivo del miliardo dalla serie A si pensa dunque di vendere una partita a settimana, la seconda più importante, a un terzo operatore.
Già Amazon mostra dal 2021 una partita di Champions a settimana.
La Uefa l’anno scorso è riuscita ad alzare i ricavi nel Regno Unito da 1,2 a 1,4 miliardi di sterline con una serie di mosse efficaci (come quella di portare da 32 a 36 le squadre della Champions).
Lì domina BT Sport che paga circa 305 milioni di sterline l’anno dal 2022, molti meno dei 400 milioni che pagava prima e con 533 partite, ossia 113 in più con il nuovo format.
Ricavato appunto uno spazietto per Amazon che mostra 17 partite di Champions pagando, secondo le indiscrezioni del Financial Times, 150 milioni di sterline l’anno.
Ma insomma quella è la Champions, che quindi diventa sempre più simile a un campionato e lo minaccia.
La Premier League invece è un’altra storia, ma i nomi sono quasi gli stessi dell’Italia mentre si prepara – sembra – l’assalto di Dazn oltre la Manica.
Il Daily Mail ricorda proprio gli 840 milioni di euro l’anno Dazn in Italia per le partite di serie A e ha già investito ben 840 milioni di sterline nel football americano della NFL.
Soldi, soldi, soldi, insomma; ma ora i competitor oltremanica potrebbero essere Sky, BT Sport e Amazon Prime.
Sarebbe un ritorno a casa, visto che Dazn è proprio una società britannica, anche se il CEO è l’israeliano Shay Segev e il presidente l’americano Kevin Mayer.
Ma il succo è che la ricetta britannica della Champions ricorda molto da vicino le ipotesi che stanno circolando per il nuovo bando della Serie A.
L’industria del pallone ha bisogno di difendere il suo giro d’affari, almeno quanto ha bisogno di ricostruire in fretta la propria credibilità dopo il caso Juventus che ancora per molto tempo si trascinerà in tribunale e ha anche manomesso non poco il Campionato quest’anno.
Alla fine soldi e pallone fanno discutere ancora e questo maggio promette nuove nozze.