Grande successo per il nuovo BTP
Impressionanti le cifre del collocamento del nuovo BTP€i a 10 anni collocato ieri dal Tesoro. A fronte di un importo emesso pari a 5 miliardi di euro sono arrivate richieste per quasi 42 miliardi, oltre otto volte la disponibilità, da più di 170 investitori.
L'operazione non è avvenuta tramite asta ma attraverso un sindacato costituito da cinque lead manager (Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, BofA Securities Europe, Citibank Europe, HSBC Continental Europe e Société Générale Inv. Banking) e dai restanti Specialisti in titoli di Stato italiani in qualità di co-lead manager.
Si tratta di una modalità di emissione che il Tesoro, pur preferendo l'asta pubblica (ovvero un sistema in cui anche i piccoli risparmiatori possono presentare richieste, tramite un intermediario), utilizza quando introduce nuovi strumenti o "debbano essere fatte valutazioni particolarmente approfondite circa l’interesse del mercato, il quantitativo da offrire o il prezzo al quale emettere il titolo, come nel caso dei BTP e dei BTP€i a lungo termine".
Boom di domanda da investitori esteri
Colpisce soprattutto la fortissima presenza di investitori esteri: in base al comunicato del MEF ben il 78,3% dell'emissione è finito nei portafogli di soggetti basati oltreconfine, una percentuale molto più alta della quota dell'intero debito pubblico italiano in mano a soggetti esteri, pari a circa il 27%.
Evidentemente il nuovo BTP indicizzato all'inflazione è risultato particolarmente attraente fuori dall'Italia.
Il BTP€i scade il 15 maggio 2036 e ha una cedola reale dell’1,80%: questo significa che le cedole (e anche il capitale a scadenza) sono rivalutate sulla base dell’inflazione dell’area euro, misurata dall’Eurostat attraverso l’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo (Iapc) con esclusione del tabacco.
Con questo meccanismo "è riconosciuto al detentore il recupero della perdita del potere di acquisto realizzatasi nel corso della vita del titolo".
Ma quanto fa paura l'inflazione?
In base alle ultime proiezioni macroeconomiche dello staff di economisti della BCE l'inflazione è stata rivista al ribasso: l'indice dei prezzi al consumo per quest'anno era stimato a +2,7% a dicembre è passata a +2,3%, mentre nel 2025 è ora attesa a +2,0% da +2,1%.
Confermato il +1,9% nel 2026. Dopo il terrificante +10% e oltre visto a fine 2022 lo scenario è mutato in modo netto e il problema inflazione sembra non risolto ma sulla buona strada.